L’accordo del 2008 tra Cgil, Cisl e Uil sulla rappresentanza è valido e contiene già tutto. E’ da lì che bisogna ripartire per definire nuove regole sulla rappresentanza sindacale. E’ questa la posizione di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, espressa oggi nel corso di una conferenza stampa sui tema della rappresentanza e dell’economia, con particolare attenzione al fisco.
L’accordo dovrà essere unitario e si potrà fare anche in due ore se sarà rispettato nei suoi contenuti l’accordo del 2008, ha detto Camusso, sottolineando che il paese vive una situazione di grave difficoltà in cui manca l’intervento del governo. Critica, in particolare, rispetto alle ultime dichiarazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che sulla situazione dell’economia italiana, ha detto il segretario generale della Cgil, “racconta di un paese che non c’è”.
Bisogna smetterla, a suo avviso, “di propagare bugie. La condizione del nostro paese è molto grave. Si sono persi gli ultimi tre anni di governo senza fare politiche anticicliche e ora tutto ciò pesa sugli impegni presi nel Consiglio Europeo. C’è bisogno di una manovra ma questa non può essere fatta con tagli a sanità, istruzione e welfare”.
In questo momento si parla molto di rappresentanza e del valore degli accordi, ha osservato Camusso, ma un’intesa tra le confederazioni non potrà non avere alcune caratteristiche fondamentali, che fanno riferimento tutte all’accordo del 2008. Da un lato infatti nel settore privato la certificazione degli iscritti dovrà avvenire sulla base del modello della pubblica amministrazione (deleghe e voti alle elezioni delle Rsu). Il riferimento sarà quello dei dati associativi riferiti alle deleghe rilevati dall’Inps e i consensi alle elezioni per le Rsu. Dati che andrebbero trasmessi al Cnel come ente certificatore.
Dall’altro lato, nella definizione delle nuove regole sulla rappresentanza, secondo Camusso, sulla base di quanto previsto dall’accordo unitario del 2008, andrebbe chiarito che la definizione delle piattaforme può essere proposta dalle segreterie sindacali ma poi deve essere “sottoposta alla consultazione di tutti i lavoratori”. I contratti per la Cgil, quindi, devono avere valenza erga omnes, rispettando il concetto di democrazia sindacale. E l’idea di democrazia e rappresentatività, secondo Camusso, bene è espressa dall’esistenza delle Rsu, di cui sempre l’accordo del 2008 prevedeva l’estensione, e non invece dalle Rsa che non rappresentano tutti i lavoratori.
A proposito dell’efficacia dei contratti ha ricordato che la Costituzione parla di efficacia erga omnes per i contratti nazionali. Analogo ragionamento, a suo avviso, va fatto a livello aziendale per le materie demandate alla contrattazione di secondo livello.
Camusso ha escluso l’accordo separato e ha detto, rispondendo a chi le chiedeva delle prospettive del confronto previsto per venerdì tra Confindustria e sindacati sulla rappresentanza, che “in queste ore si sta lavorando a un accordo unitario”, Non esistono più, a suo avviso, le condizioni del 2009. Ora c’è un messaggio chiaro da parte del Paese che non è disposto a rinunciare a democrazia e partecipazione.
La Cgil torna a chiedere un intervento sul fisco che riduca la pressione sui redditi dei lavoratori e dei pensionati e l’aumenti invece sulle grandi ricchezze mobiliari e immobiliari. La riforma, ha spiegato il segretario generale della Cigl, Susanna Camusso, “non si può fare in deficit. Bisogna spostare i pesi”. Bisogna fare un’operazione di tassazione delle grandi ricchezze e di aggravio sulle rendite finanziarie. Andrebbe poi fatta la tracciabilità sui pagamenti oltre i 500 euro e andrebbe rafforzata la lotta all’evasione e al lavoro sommerso, anche attraverso un coinvolgimento dei Comuni e delle Regioni. Occorre, a suo avviso, una norma che renda il caporalato reato penale per far emergere lavoro nero, soprattutto nei settori più colpiti come l’edilizia e l’agricoltura. Ancora, la revisione della normativa sugli appalti, costruendo vincoli di regolarità. Per quanto riguarda l’Iva, Camusso si è detta scettica sull’innalzamento delle aliquote sui consumi di lusso perché si rischia che il grande carico riguardi le fasce deboli come quella degli incapienti. Invece servirebbe, ha aggiunto, una redistribuzione della ricchezza. Bisognerebbe inoltre ridurre i costi della politica, passare a un regime pensionistico normale e non avere più vitalizi, incidere sulle retribuzioni dei parlamentari riducendole ma mantenendo un equilibrio in modo che non sia necessario essere ricchi per amministrare il Paese.
L’Italia, ha detto Camusso, ha bisogno di una manovra “ma non quella a cui sta pensando il ministro dell’Economia fatta soli di tagli e contrazione della spesa”. (FRN)