“Ma quale stagione dei referendum: abbiamo alle spalle un referendum nella Cgil sull’accordo separato del 2009 che non ha prodotto risultati e quelli della Fiat sono stati imposti in modo autoritario e populista dall’azienda”. Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, in un’intervista al Fatto Quotidiano, difende l’accordo raggiunto con Confindustria, Cisl e Uil sui contratti e la rappresentanza.
“La democrazia di un sindacato – si legge – non è riconducibile ai referendum. La forza fondamentale è data dagli iscritti e dai voti ottenuti dai rappresentanti dei lavoratori. Chiedendo il voto si determina una rappresentanza democratica. La Fiom ha sempre sostenuto il referendum a prescindere, la Cgil no: in interi settori è impossibile, non sempre si possono raggiungere i lavoratori. Io sono preoccupata da un’idea populista che crede solo nel rapporto diretto tra la segreteria nazionale e i lavoratori”.
La Cgil, prosegue la leader sindacale, “preferisce una composizione tra gli elementi della democrazia rappresentativa e quella del coinvolgimento e del voto, crediamo in una responsabilità dei rappresentanti. Il sindacato non è un movimento”.
Per Camusso il leader della Fiom Maurizio Landini “ha affrontato tutto questo accordo come se fosse una risposta alla Fiat. Invece si è fatta un’operazione completamente diversa: tentare di salvaguardare il sistema di fronte a una Fiat che voleva sfasciarlo”. Il problema, aggiunge, “non era solo Sergio Marchionne, ma che la Fiat portasse fuori dal sistema tutte le grandi imprese. Non dimentichiamo che dentro Confindustria si iniziava a parlare di alternativa tra contratto nazionale e aziendale”. (LF)
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