Governo battuto per un solo voto nell’aula della Camera su un emendamento del Pd al ddl lavoro, su cui era stato espresso parere contrario dall’Esecutivo. Il relatore Giuliano Cazzola ha chiesto una sospensione dei lavori e la riunione del comitato dei nove. L’emendamento, di cui è primo firmatario Cesare Damiano e che ha ottenuto 225 sì e 224 no, si riferisce all’articolo 31 del testo relativo alle procedure di conciliazione e di arbitrato e in particolare alle clausole compromissorie. In base al testo passato, le commissioni di certificazione accerteranno la devoluzione agli arbitri solo delle controversie di lavoro già insorte e non che dovessero insorgere in futuro.
In aula erano presenti solo 95 deputati del Pdl su 269.
Dopo una sospensione dei lavoro richiesta da Cazzola è stato accantonato l’articolo 30.
La Camera ha approvato l’articolo 32 del ddl lavoro, relativo a ‘Decadenze e disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo determinato’. Si tratta di uno degli articoli oggetto di rilievi da parte del capo dello stato. Con il provvedimento il termine entro cui si può impugnare un licenziamento passa dagli attuali 5 anni a 6 mesi.
Sul punto il testo è stato però modificato specificando che il termine decorre dalla comunicazione del licenziamento che deve essere necessariamente in forma scritta e deve contenere la motivazione.
Il Pd ha poi posto l’attenzione sulla questione delle indennità, aspetto che per i democratici non è sufficientemente chiaro nel testo di legge. Al comma 5, si legge infatti che “nei casi di conversione del contratto a tempo determinato, il giudice condanna il datore di lavoro al risarcimento del lavoratore stabilendo un’indennità onnicomprensiva nella misura compresa tra un minino di 2,5 e un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione”.
Prevista domani mattina la votazione finale del ddl lavoro. (FRN)