Stop all’obbligo per le società a partecipazione pubblica di integrare nei consigli almeno un rappresentante dei lavoratori. La modifica al ddl promosso dalla Cisl sulla partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell’impresa è stata decisa quest’oggi nell’ambito delle votazioni in commissione Finanze della Camera. Si tratta della soppressione – proposta della Lega – dell’articolo 5 che prevedeva che le società dovessero integrare il consiglio di amministrazione “con almeno un amministratore” rappresentante gli interessi dei lavoratori.
Per l’opposizione la mossa sottenderebbe l’intenzione della maggioranza di facilitare la cessione di partecipazioni nelle società pubbliche senza che i lavoratori possano esprimere un parere in consiglio. “La maggioranza e il governo continuano a picconare il disegno di legge sulla partecipazione promosso dalla Cisl”, affermano in una nota congiunta Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria del Pd, e Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera. “La partecipazione alla gestione dell’impresa è stata totalmente cancellata nel caso delle società partecipate, mentre, secondo la proposta della Cisl era l’unico caso in cui doveva essere addirittura obbligatoria. Il governo non vuole la voce dei lavoratori sui processi di privatizzazione in atto!”.
“Secondo governo e maggioranza – proseguono -, sarà poi la benevolenza delle imprese a concedere unilateralmente forme di partecipazione organizzativa. Mentre il progetto ne affidava l’attivazione alla contrattazione collettiva. Non meraviglia – concludono i due esponenti del Pd -, per questo governo e per questa maggioranza la partecipazione è solo un titolo”.