«Torino non si illuda di poter vivere di rendita». È il monito di Carlo Callieri, ex top manager del Lingotto, capo del personale della Fiat Auto, lanciato in un’intervista al Corriere della Sera, nella quale avverte anche la Cgil: «Non può continuare solo a fare rivendicazioni. Il suo compito, se pensa ancora di voler rappresentare i lavoratori, è favorire la crescita di lavoro che crei valore in Italia. Altrimenti, con questo atteggiamento, il piano Fabbrica Italia rischia». È il momento, per Torino, di «rimboccarsi le maniche», secondo Callieri che legge i dati sull’aumento del prezzo del petrolio come un segnale per investire in veicoli a basso costo, «in cui Fiat ha un know how indiscutibile». Quanto all’annuncio dell’ad Marchionne di portare la produzione della monovolume L0 in Serbia, Callieri precisa che «non si tratta di una cosa nuova, la scelta di andare lì era scontata». Il pericolo che la Fiat possa smantellare la produzione in Italia, quindi è reale. «Il richiamo della foresta è forte – sottolinea l’ex manager – e c’è qualcuno che pensa ci siano ancora minestre gratis. Il rischio rimane molto alto». Il messaggio alla Cgil, dunque, è chiaro: «deve fare e non recriminare», come accaduto con la Chrysler, «dove i sindacati hanno accettato tagli alle buste paga, soprattutto ai giovani, per evitare di morire». «La Fiat a Pomigliano non ha chiesto questo – conclude – ma di produrre con orari e turni diversi e di impegnarsi sulla creazione di valore. Accettino».
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