Salvi i 252 lavoratori Callmat di Matera. Secondo quanto riferito dalla Slc-Cgil, nella giornata di oggi, in sede aziendale, è stata sottoscritta un’intesa che blocca i licenziamenti e avvia un percorso di ammortizzatori sociali che accompagni il percorso di risoluzione della vertenza. Uno stato di incertezza che si protrae da quando lo scorso 6 dicembre 2024, a seguito di un lungo e costante calo di volumi delle attività di Tim sui servizi relativi all’assistenza clienti 119 lavorati da Callmat, l’azienda aveva avviato una procedura di licenziamento per 252 su 381 lavoratori complessivi occupati sul sito di Matera. Lo scorso 8 gennaio si è svolto un incontro presso il Mimit in cui era stato stabilito un percorso di impegno a risoluzione della vertenza con il coinvolgimento della Regione Basilicata ed il committente TIM e che finalmente, oggi, trova una risoluzione.
“Con la chiusura della procedura di licenziamento e la sottoscrizione del contratto di solidarietà, attraverso l’ennesimo accordo difensivo nel settore Crm/Bpo, si risolve, per il momento, la vertenza Callmat”, dichiara Daniele Carchidi della Slc-Cgil Nazionale. “Una ulteriore crisi, frutto di un problema sistemico di settore, risolto con una intesa “tampone” che prevede l’utilizzo di ammortizzatori sociali, in attesa di comprendere come la Regione Basilicata ed il committente Tim terrano fede agli impegni assunti, nel corso dell’incontro al Mimit e ratificato attraverso un accordo.”
“Se non si interviene strutturalmente, attraverso interventi normativi e regolatori a tutela del settore Crm/Brpo, il 2025 dovrà affrontare ben altre crisi, con numeri ancor più drammatici – avverte Carchidi -. Senza misure strutturali che diano regole certe, e puntino a considerare l’assistenza clienti come un valore aggiunto del ciclo produttivo, tenuto conto della tendenza delle committenze ad abbattere i costi ed i servizi sul customer care, si rischia una bomba sociale per migliaia di lavoratori, operanti in particolare nelle regioni del mezzogiorno, già devastate da percentuali di disoccupazione ben oltre la doppia cifra”.