Gli edili, firmando il contratto nazionale insieme, confermano la tradizione unitaria della categoria.
Gabriele Buia, presidente dell’Ance Emilia Romagna e vicepresidente delle relazioni industriali, ci sono state particolari difficoltà nella trattativa?
Tensione particolare non ce ne è stata. Ha prevalso la consapevolezza di trovare una soluzione che sostenesse la situazione economica del settore e la volontà delle parti sociali di chiudere unitariamente il contratto. Lo scoglio maggiore lo abbiamo avuto sulla contrattazione di secondo livello.
E’ vero che l’Ance aveva proposto di abolirla?
No, non è assolutamente vero. Volevamo legarla a elementi concreti inerenti la salute delle imprese, cosa che nel precedente contratto non c’era. Noi chiedevamo che l’impresa potesse chiedere di non riconoscere la contrattazione di secondo livello, intesa come premio sulla produzione, in situazione di sofferenza.
E ci siete riusciti?
Abbiamo stabilito un tetto massimo di contrattazione territoriale a livello nazionale. Viene inserito l’elemento variabile della retribuzione, che sostituirà l’elemento economico territoriale, quale premio variabile che terrà conto dell’andamento congiunturale del settore e sarà correlato ai risultati conseguiti in termini di produttività, qualità e competitività nel territorio. L’elemento variabile sarà calcolato sulla base di cinque parametri di “benessere”, quattro stabiliti a livello nazionale e uno a livello territoriale, che indicano la produzione del settore. A questi parametri saranno poi assegnati dei pesi ponderati. Questo è un sistema innovativo perché va a incidere effettivamente sui dati dell’impresa che manifesta uno stato di sofferenza.
L’aumento salariale ha rispettato l’Ipca?
Abbiamo impostato la trattativa sul fatto che non volevamo rompere l’unità sindacale. I nostri interlocutori sindacali hanno sempre avuto per noi pari dignità. Le richieste avanzate però andavano ben oltre le nostre disponibilità, non solo sul salario ma anche sulla decorrenza del contratto e sulla quota da versare al fondo di previdenza integrativa. Per questo nella discussione finale abbiamo deciso di dare qualcosa in più per evitare conflitti.
Insieme ai sindacati negli Stati generali dell’edilizia avete avanzo rivendicazioni al governo, ma non ci sono state risposte.
Purtroppo non ce ne sono state. Il nostro settore, costituito da tante piccole e medie imprese, viene sottovalutato. Invece i numeri sono dalla nostra parte. Occupiamo un milione e duecento lavoratori, ma adesso siamo in crisi e perdiamo occupazione, con il rischio di un forte aumento del sommerso. Servono interventi concreti e mirati e per questo abbiamo sottoscritto un avviso comune in cui ribadiamo le nostre richieste al governo.
Siete stati i primi tra le categorie ad avere la bilateralità. Funziona bene?
Sì, da noi ormai è consolidata, è una normalità. In questo passaggio contrattuale però abbiamo voluto inserire maggiori regole per dividere con più precisione i compiti di ciascun ente bilaterale affinché ognuno sia in grado di operare al meglio delle sue possibilità.
Perché allora la Cgil mostra delle perplessità sull’estensione dei poteri degli enti bilaterali?
Non lo sappiamo. Però ci teniamo a sottolineare l’importanza di creare momenti di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Inoltre chiediamo al governo di abbassare i contributi per la cassa integrazione che paghiamo in più rispetto alle altre categorie (3 punti in più rispetto ai metalmeccanici), affinché per noi sia possibile investirli in formazione continua e negli aiuti per chi è in disoccupazione. Anche perché il peso di questa forbice contributiva è forte e corriamo il rischio di tornare ai livelli di lavoro nero di dieci anni fa.
Qual è il contributo di questo nuovo contratto alla lotta al lavoro nero?
Il contratto ha riconosciuto appieno questa problematica e ha puntato a una maggiore intensificazione del sistema di regole attraverso gli enti bilaterali. Infatti le casse edili forniranno agli organi ispettivi i loro dati affinché siano intensificati i controlli.
Siete soddisfatti?
Sì, è un contratto innovativo. C’è stata la disponibilità sindacale a iniziare un percorso unitario innovativo. Ha prevalso la ragionevolezza delle parti sociali per il bene del settore.
Francesca Romana Nesci