“Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio”. Lo denuncia mons. Giancarlo Bregantini, capo-commissione Cei per il Lavoro, sulla riforma Fornero. “In politica – dice a Famiglia Cristiana – l’aspetto tecnico sta diventando prevalente sull’aspetto etico. Bisogna chiedersi, davanti alla questione dei licenziamenti, chiamati elegantemente, con un eufemismo, flessibilità in uscita, se il lavoratore è persona o merce”. “È la grande istanza dell’enciclica sociale Rerum Novarum – prosegue -. La questione di fondo. Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio, perché resta invenduto in magazzino. Leone XIII lo scrisse nella pietra miliare del cattolicesimo sociale, emanata nel 1891, più di un secolo fa”. “È un po’ come nella questione della domenica derubricata a giorno lavorativo – aggiunge il presidente della Commissione Cei -. In politica ormai l’aspetto tecnico sta diventando prevalente sull’aspetto etico”.
Secondo mons. Bregantini, inoltre, “se con Berlusconi la questione centrale era legata al profitto, oggi c’è l’aspetto tecnico che domina ogni questione politica. Ma alla fine tra profitto e aspetto tecnico si crea una sintonia eccessiva. L’aspetto etico nella politica è necessario. E invece non è più tenuto in considerazione”.
“La modalità – sostiene – con cui è ipotizzato il licenziamento economico potrebbe rivelarsi infausta”. “Nemmeno il giudice può intervenire”, osserva a Famiglia Cristiana, e così “è facilissimo che si arrivi in tutto il Paese a un clima di paura generalizzata”. Mons. Bregantini dice di temere che nelle aziende e nelle famiglie ci sia “un’ondata di terrore per paura di vedersi licenziati per motivazioni economiche o organizzative”. “Temo questo – spiega -. Una siepe protettiva sui licenziamenti economici bisognava metterla. Rivolgo un appello a livello parlamentare e a livello di riflessione culturale perché si possa creare una rete di diritti e di protezioni più solida”.
“Ci voleva un po’ – aggiunge – più di tempo per mettere in atto una riforma così importante. Non era necessaria questa fretta così evidente. La questione è chiusa, è stato detto da parte del premier Mario Monti. Si poteva dire: la questione è posta, ora dialoghiamo, nelle fabbriche, negli uffici, in Parlamento, nella società civile, ovunque perché il lavoro è il tema cruciale del nostro Paese”. Infine, dice “lasciare fuori la Cgil sarebbe una perdita di speranza notevole, un grave errore”. Uno dei rilievi critici che il presidente della Commissione Cei per il Lavoro muove alla riforma Fornero è “il dispiacere che provo nel vedere la Cgil lasciata fuori da questa riforma”.
“Un fatto che viene quasi dato come scontato – dice -, quasi che il primo sindacato italiano per numero di iscritti non sia una cosa preziosa per una riforma del lavoro”. “Dietro questa fetta di sindacato – aggiunge mons. Bregantini – c’è tutto un mondo importante, cruciale, da coinvolgere per camminare verso il futuro. Altrimenti c’è il rischio che questa parte sociale, con i suoi milioni di iscritti, resti disillusa, arrabbiata, ripiegata su atteggiamenti difensivi, su un passato che non c’è più”. (LF)