“Spero si faccia davvero questo processo di ricambio generazionale nella pubblica amministrazione. Da molti anni non facciamo turn-over, cioè la gente che va in pensione non viene sostituita, se non in una risibile parte”. Lo ha detto ai microfoni di “Prima di tutto”, su Radio 1, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.
“Così facendo, ha proseguito, le persone che lavorano nella pubblica amniinistrazione sono invecchiate e non sono state rincalzata dai giovani. E questo è importante, a maggior ragione nell’era digitale, con i giovani che sicuramente possiedono le competenze in materia ed è giusto impiegarle. Abbiamo bisogno nelle P.A. di utilizzare molto le funzioni telematiche, e invece noi siamo indietro perché esiste un problema culturale: non molte persone sono in grado di padroneggiare le nuove tecnologie, patrimonio che invece i giovani hanno”. “Bisogna però fare un piano, ha aggiunto Bonanni, perché i giovani, anche laureati, da inserire possano trovare una collocazione adeguata, perchela P.A.è una sorta di selva inesplorata, ha ancora mille facce. Ogni amministrazione deve sapere cosa gli serve, cosa vuole fare. Bisogna fare quello che nell’industria si chiama piano industriale… Questo è il punto”.
“Quindi, ha detto ancora Bonanni, è meritoria l’idea di forzare la mano per inserire giovani, ma occorre chiarire due cose fondamentali: primo, cosa vanno a fare questi giovani e poi le modalità del loro ingresso nel mondo del lavoro, perché sappiamo che le casse dello Stato sono esangui”. “Naturalmente, inserire nuove professionalità ha un costo, e qui si aprono davanti a noi due strade: o sopportare per intero questo costo del turn-over, che a quel punto sarebbe effettivo, quindi coprire in modo più alto rispetto ad adesso; oppure, fare prepensionamenti, che comunque comportano anch’essi dei costi”, ha spiegato Bonanni. “Io, ha aggiunto, credo che la questione turn-over si presti meglio alla nostra realtà, perché non avremo sconquassi, e gradualmente riusciremo a inserire i giovani, con un piano che sarà smaltito e gestito in modo più efficace. Diversamente, i buoni propositi fallirebbero nel disordine”.
“Insomma, ha detto ancora, ci vogliono risorse da spendere ma ci vogliono anche idee, ci vogliono veri e propri piani industriali, perché oggi le pubbliche amministrazioni sono nel disordine piu completo, per due motivi opposti: perché sono state lasciate allo sbando, abbandonate. Oppure perché sono state ‘troppo’ osservate dalla politica, al punto che gli assessori si sono sostituiti ai dirigenti, agli impiegati e c’è stata una commistione e una confusione tra i ruoli che ha portato ancora piu confusione. Quindi invece di lavorare per le amministrazioni si è lavorato per assecondare la politica, attraverso clientele”.