“C’è qualcosa che non va” nel mercato del lavoro e “bisogna assolutamente intervenire” senza più ritardi, a cominciare dalla questione del “salario minimo orario intercategoriale che valga per tutti”. Così il presidente dell’Inps, Tito Boeri, alla presentazione del libro “Salari, produttività e disuguaglianze”.
Boeri ricorda infatti che il salario minimo orario era un passaggio previsto dal Jobs Act, passaggio che invece è stato “ignorato”. Il presidente dell’Inps quindi si rivolge ai sindacati, sottolineano come sia “abbastanza paradossale che coloro che dovrebbero presidiare gli interessi dei lavoratori sul tema del salario minimo abbiano un atteggiamento di netta contrarietà”.
Un’altra questione di interesse è la necessità di riformare la contrattazione, che è “ferma da anni” e che è la grande “incompiuta” soprattutto dopo l’approvazione del Jobs Act e l’arrivo del contratto a tutele crescenti. Per Boeri è “fondamentale avere un regime contrattuale in grado di incoraggiare le assunzioni dove ci sono opportunità di lavoro a maggiore produttività” mentre dall’altro lato, nel caso di mansioni a più bassa produttività, la contrattazione deve poter “giocare sui salari” come meccanismo per evitare eventuali licenziamenti.
Non si tratta di liberalizzare la contrattazione, ma di richiedere “assetti contrattuali più realistici in un paese che è eterogeneo”. Permettere cioè “alla contrattazione locale di potersi distaccare da quella nazionale nel momento in cui si evidenziano delle importanti differenze”. Il sistema a due livelli per il presidente dell’Inps “non funziona, perché il secondo livello si può solo aggiungere al contratto nazionale e dissuade dal fare la contrattazione di secondo livello. Quindi fallisce sul piano dell’occupazione, della riallocazione della forza lavoro e non tutela i minimi”.
Boeri interviene poi sul ruolo dei sindacati e afferma: “l’impressione è che il peso dei sindacati sia sovrastimato” e riflette “uno squilibrio più forte di quello già noto tra il settore pubblico e i lavoratori privati e uno squilibrio ancora più marcato tra lavoratori attivi e pensionati”. Ciò, secondo Boeri, spiega anche perché i problemi dei lavoratori non vengano affrontati tenendo presente le reali esigenze del mondo del lavoro:”quando i sindacati devono fare delle proposte, queste riguardano il sistema pensionistico, mentre dobbiamo partire dal mercato del lavoro”, ha affermato riferendosi a “chi parla di uscite anticipate”.
Cruciale è infine il tema della rappresentanza, su cui per Boeri siamo fermi. “A gennaio 2014 sindacati e confindustria avevano firmato un accordo ma sinora non si è attuato”. Boeri ha poi ribadito la “disponibilità dell’Inps a dare piena attuazione a quell’accordo. Abbiamo già cominciato a raccogliere i dati e potremmo raccoglierli in modo più efficiente, sulle trattenute sindacali, se ci permettessero di farlo a livello individuale, anziché solo a livello aggregato di impresa”. Infine, il presidente Inps conclude: “i dati debbono essere resi pubblici, almeno quelli aggregati, perché si tratta anche di una questione di democrazia”.
G.C.