La delega al Governo per riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico ha il “chiaro obiettivo” di contrastare la povertà, “avvantaggiando le famiglie con figli minori e redditi bassi e medio-bassi”. Allo stesso tempo, però, “a meno di non prevedere meccanismi di correzione, introduce disincentivi al lavoro rischiando di scoraggiare la partecipazione del coniuge e del lavoratori a basso reddito, con effetti potenzialmente negativi sulla partecipazione femminile al mercato del lavoro”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in un’audizione al Senato.
A differenza degli assegni familiari, quelli al nucleo familiare e alle famiglie con almeno tre figli minori, le misure previste dalla delega tendono ad “aiutare anche chi non lavora e non è coperto da alcun ammortizzatore sociale”. Secondo Boeri, a questo riguardo “si nota una incoerenza nelle condizioni di accesso ai benefici”.
Infatti, ha spiegato il presidente dell’Inps ai senatori della commissione Finanze, “mentre per la nuova misura l’accesso è condizionato al reddito Isee, nel caso degli istituti che vengono mantenuti in vita il riferimento continua a essere, per le detrazioni, il reddito del singolo percettore e, per gli assegni, il reddito familiare, senza tener conto in alcun modo della composizione della famiglia, del reddito complessivo e della componente patrimoniale”.
Boeri ha aggiunto che “l’impatto sarà anche influenzato dalla distribuzione delle risorse tra la nuova misura e quelle esistenti, oltre che dall’ammontare delle risorse aggiuntive che potranno essere destinate a questa riforma. Nel ddl vengono previsti 4 miliardi a decorrere dall’anno successivo dall’entrata in vigore della riforma, mentre nelle nostre stime abbiamo ipotizzato una riforma a costo zero per la finanza pubblica”.
Il presidente dell’Inps ha suggerito alcune correzioni. Per esempio, considerato che “la riforma migliorerebbe le proprietà distributive degli assegni al nucleo familiare, permettendo a queste misure di essere maggiormente concentrate su famiglie a basso reddito” e che “al contempo ridurrebbe gli incentivi alla ricerca di lavoro, soprattutto nel caso in cui i trasferimenti o gli sgravi dovesseri ridursi bruscamente al di sopra di una data soglia di reddito,” è “opportuno che la legge delega non specifichi in modo troppo rigido le soglie di reddito e la fascia di reddito in cui si opera la riduzione del beneficio, ma lasci queste decisioni all’esercizio delle delega”.
Boeri ha poi proposto di procedere “in modo integrato nel riordino dei trattamenti a sostegno dei nuclei familiari nell’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà”. Il mancato coordinamento tra questo due tipi di interventi “sarebbe fonte di sprechi – ha concluso – e potrebbe accentuare i disincentivi alla ricerca di lavoro, ponendo in essere di fatto tasse marginali molto alte per chi accetta impieghi a bassi salari”.