E’ confermato che partirà a breve la trattativa tra Confindustria e i sindacati confederali per le nuove regole della contrattazione. Lo ha assicurato lo stesso Vincenzo Boccia sabato parlando al convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria, chiudendo così la querelle che stava sorgendo circa la realizzabilità di questo negoziato. Più difficile dire se questo negoziato riuscirà davvero a portare a un accordo generale su questa difficile materia. Le intenzioni sembrano esserci tutte, certamente da parte dei sindacati dei lavoratori, che già a gennaio hanno messo a punto le loro richieste e proposte, specificando che si trattava comunque di posizioni di partenza, quindi trattabili. Ma anche gli industriali sembrano animati da buone intenzioni, sempre restando alle parole del presidente di Confindustria. Boccia ha parlato infatti della necessità di costruire una “grande piattaforma sullo scambio salario-produttività”. A suo avviso bisogna arrivare a realizzare un circolo virtuoso, che partendo da maggiore produttività generi piu’ alti salari, più occupazione, più competitività del sistema paese, più domanda interna, e quindi anche più crescita, più sviluppo.
Un programma che dovrebbe stimolare i sindacati, i quali non possono non essere interessati a una politica che porti maggiore salario e maggiore occupazione e finalmente il sospirato sviluppo. Il punto è come si possa mettere in moto questo meccanismo, su cosa quindi devono accordarsi le due parti al tavolo. Boccia ha detto che Confindustria è “un po’” sulla linea di Federmeccanica e ha aggiunto che vuole “vedere come va anche questa trattativa”, riferendosi evidentemente al confronto per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Ed è qui che la posizione, finora chiara di Confindustria, diventa meno esplicita.
Boccia infatti non ha chiarito se pensa di attendere o meno la conclusione della vertenza dei meccanici per far partire il confronto interconfederale. Dalle sue parole sembrerebbe che le due cose debbano procedere separatamente, ma in contemporanea. Il punto è come Confindustria pensa si possa articolare questo scambio produttività-salario. Il sindacato non si tira indietro rispetto all’esigenza di realizzare questo scambio, ma non accetta la linea di Federmeccanica, quella esposta chiaramente già nel mese di novembre e da allora mai modificata. Non l’accetta soprattutto perché un accordo tarato sulle indicazioni degli industriali meccanici porterebbe aumenti salariali solo a una ristretta minoranza di lavoratori e questi per primi non accetterebbero un accordo del genere, metterebbero in mora i sindacati che volessero comunque raggiungere un accordo su quella base.
Il rischio che si corre è che si ripeta al livello interconfederale lo stesso gioco di forze che si è determinato nella categoria, e che quindi non si riesca ad arrivare a un accordo. L’alternativa è che queste benedette regole sulla contrattazione le dia il governo. Boccia ha detto che a suo avviso “sarebbe molto meglio se il governo non intervenisse nella questione contratti”, ma ha aggiunto che questo però dipende dalla capacità delle parti sociali di fare degli accordi.
Sembrerebbe quasi che Confindustria voglia usare questa occasione del confronto interconfederale per cercare di sciogliere i nodi che sul tavolo dei metalmeccanici sembrano divenuti inestricabili: insomma, la confederazione supporta la categoria impantanata in un confronto che sta per diventare cattivo, il che va contro gli interessi di tutti. La partita si fa sempre più complessa.
Massimo Mascini