Lo scorso 12 agosto si segna una giornata storica per la vertenza Blutec: dopo 13 anni è stato firmato un accordo quadro che prevede la cessione del ramo d’azienda al gruppo Pelligra Holding per la riqualificazione del sito di Termini Imerese e la salvaguardia di tutti i 540 dipendenti, di cui 350 saranno riqualificati e reimpiegati nel progetto industriale del gruppo Pelligra e i restanti 190 beneficeranno dello strumento dell’isopensione. Ne parla in questa intervista a Il diario del lavoro il coordinatore nazionale della Fim-Cisl, Marco Giglio.
Lo scorso 12 agosto è stato firmato l’accordo quadro che chiude la vertenza Blutec dopo 13 anni. In cosa consiste?
È con la parte di gestione dell’accordo quadro, che partirà dal mese di settembre, che si metterà fine a una procedura lunga 13 anni. Una parte è legata alla reindustrializzazione del sito di Termini Imerese, l’altra parte, importantissima, alla tutela di tutti i 540 lavoratori che erano ancora in capo l’Amministrazione straordinaria di Blutec.
Quali sono stati i fattori vincenti per conseguire questo risultato?
Le organizzazioni sindacali non hanno mai abbassato la guardia e hanno tenuto sempre sotto tensione un plesso, sito in una Regione particolare, a tutela dei livelli occupazionali di una fase di reindustrializzazione. Questa è stata certamente una sfida vinta unitariamente dal sindacato. Come Fim-Cisl abbiamo sempre avuto l’obiettivo di ragionare con tutti e tenere sempre ben presenti gli obiettivi raggiungibili a seconda dei piani dell’Amministrazione straordinaria. Un altro elemento importante è stato che alla fine, dopo varie vicissitudini e bandi, si sia trovato un imprenditore, la Pelligra Holding, che ha creduto nel progetto e ha vinto la gara, dimostrandosi disponibile a trovare delle soluzioni e tendendo sempre presente che per noi erano fondamentali i livelli occupazionali. Da quel punto, nell’assegnazione del bando, e per questo anche l’aggiudicazione, un criterio decisivo è stato assegnato alla riqualificazione professionale dei 350 lavoratori rimasti dentro, così come era l’offerta presentata dalla società, che sono stati identificati tra coloro che erano lontani da percorsi pensionistici. I passi futuri saranno volti a riqualificare questo personale, a impiegarlo gradualmente attraverso un processo di riorganizzazione con la diversificazione delle attività e quindi continuare a dare respiro alle famiglie di quel territorio. Inoltre, il ruolo di Pelligra è stato importante perché ha sempre avuto ben chiaro che per le organizzazioni sindacali era importante anche come gestire le 190 persone eccedenti rispetto al loro piano e quindi, di concerto con l’amministrazione straordinaria e con la Regione Sicilia, si è costruita una soluzione che andasse a inglobare anche queste persone o all’interno di Pelligra o attraverso soluzioni esterne individuate anche con la Regione, che ha mantenuto gli impegni sempre professati.
Quindi oltre alla alla tenacia del del sindacato è stata decisiva la credibilità di Pelligra a sbloccare la vertenza?
Certo, e al contempo quella della Regione Siciliana, perché attraverso dei fondi finanziati sulla riqualificazione delle aree in Sicilia, attraverso politiche attive e passive, aveva stanziato sostanzialmente un fondo di 30 milioni di euro che doveva essere destinato proprio in questa direzione. Un conto poi sono gli impegni che assume una Regione e un conto sono le delibere di Giunta, che in definitiva permettono ciò. Questo ci ha permesso di trovare uno strumento per i 190 e attraverso anche un’azione di concerto tra le organizzazioni sindacali territoriali e nazionali, l’Inps del territorio, l’Amministrazione straordinaria e la Regione Siciliana, si è riusciti a individuare un percorso per quasi la totalità dei 190 lavoratori attraverso lo strumento dell’isopensione.
È questa sinergia che permette di parlare di risultato storico?
Accordo storico per questo motivo, perché è la prima volta che si verifica che attraverso anche dei fondi pubblici si finanzia uno strumento costoso come l’isopensione e che, allo stesso tempo, permette di dare soluzioni alle famiglie dei territori e delle aziende in crisi industriale.
Perché con molte altre vertenze non ci si avvicina a esiti del genere?
Indipendentemente dal colore delle bandiere ci vuole la volontà politica di risolvere. In questo caso, come detto, non è stato semplice perché la situazione per trovare una soluzione per circa 180 persone – dei 190 alcuni raggiungono il requisito attraverso la Naspi, alcuni avevano già delle forme di pensionamento legate all’invalidità civile -, quindi stanziare fondi per pagare i contributi pieni ai lavoratori e poterli far accedere all’isopensione che garantisce anche il reddito anticipato dalla pensione, ci vuole volontà politica e contemporaneamente un contesto che sappia gestire il problema. Nelle vertenze di crisi industriali in corso questo non si è mai riuscito a fare perché la politica, tra cui ministeri e Regioni, deve trovare i finanziamenti e convogliarli in quella direzione. Non trovare queste soluzioni comporta una ricaduta sul piano sociale dei territori, perché 540 persone e famiglie vengono lasciate ai soli propri mezzi personali. Se pensiamo che i lavoratori ultracinquantenni che non hanno avuto la possibilità di alta scolarizzazione possano farcela da soli, soprattutto oggi dove siamo nel mezzo di tutte le transizioni tecnologiche tra cui anche quella culturale, allora vuol dire essere scollegati dalla realtà. Davanti a un tale problema sociale nessuno si può tirare indietro, ma fortunatamente questa vertenza è andata in una direzione positiva.
Quali gli step attuativi dell’accordo?
Abbiamo firmato l’accordo quadro ad agosto perché altrimenti sarebbe scattata la tagliola della procedura dei licenziamenti collettivi e si sarebbe creato un importante problema di natura sociale e sindacale, la tensione è sempre stata alta. Ora, a partire dai primi di settembre, le organizzazioni sindacali, territoriali e nazionali, si confronteranno con Pelligra per chiudere definitivamente la partita legata alle 350 risorse che entreranno all’interno della società, poiché ora sono ancora in capo l’Amministrazione straordinaria, attraverso la conoscenza del piano industriale più dettagliato rispetto a quello della procedura e attraverso un percorso di riorganizzazione che passerà attraverso la riqualificazione dei lavoratori e le politiche attive con gli strumenti della cassa integrazione straordinaria. È un percorso che non farà entrare immediatamente le 350 persone in tutte le attività lavorative, ma andrà in quella direzione e vogliamo capire effettivamente quali saranno le modalità. Ci saranno poi, ovviamente, monitoraggi della gestione di questa fase. Per quanto riguarda i 190 lavoratori, che rimarranno ancora in capo all’Amministrazione straordinaria fino alla fine dell’anno e quindi ancora in cassa integrazione, dal primo di gennaio potranno andare in isopensione. Si tratta quindi di un percorso che verrà delineato da settembre alla fine dell’anno, per poi vedere nel 2025-2026 quello che sarà il piano attuativo della reindustrializzazione dell’area di Termini Imerese.
Si parla, infatti, anche del rilancio del polo industriale di Termini Imerese. Che cosa prevede?
Il rilancio del polo industriale, per quanto riguarda la Regione Sicilia, è non solo l’operazione su Blutec e l’interesse che ha avuto una società, Pelligra, che ha deciso di investire fortemente in quell’area e che poi di concerto, insieme a lei e ad altre società che saranno interessate alla cessione di quell’area. Il tutto sarà di competenza del territorio. Noi sostanzialmente chiudiamo la vertenza Blutec, però l’interesse è di gestire anche l’area industriale con la riqualificazione di un nuovo polo.
Con questo ci potrebbero essere anche delle ricadute occupazionali molto importanti.
Esatto. La vertenza dovrebbe fare da apripista per tutte quelle società che decideranno di investire nell’area di Termini Imerese. In Sicilia si può ancora creare lavoro.
Cosa ci si aspetta da Pelligra? Come si trattiene sul territorio un’azienda del genere?
Ovviamente con un piano di forte investimento. Tra l’altro l’Amministratore delegato che ha presenziato nelle varie riunioni ha sempre dichiarato il forte interesse a riqualificare quell’area anche per ragioni non solo di livello industriale, ma anche di carattere sociale in quanto di origini siciliane. Questo è l’elemento che ha determinato grandi investimenti da parte di Pelligra Holding. Per noi è importante perché è un piano di portata considerevole, con 350 lavoratori che hanno un costo elevato anche all’interno di un percorso di medio termine, ed è chiaro che come organizzazioni sindacali ci basiamo su quello che sarà il piano industriale di Pelligra e su quello che sarà il percorso di riqualificazione del personale per portarlo a lavorare nell’arco del biennio. Per noi tutto parte da lì e dall’azione di Pelligra in continuità con le dichiarazioni fatte sul percorso di riqualificazione dei lavoratori. Come con ogni procedura non possiamo pensare che sia tutto risolto, però ci sono le condizioni di una partenza sicuramente positiva proprio perché gli investimenti sono stati fatti da più parti. Da parte delle organizzazioni sindacali ci sarà un monitoraggio costante su quello che sarà il percorso di reindustrializzazione del polo e indirizzare, tutelare e garantire quelli che saranno i percorsi. Ma la parte di attività industriale e legislativa ovviamente poi spetterà alla Regione Sicilia e alla Pelligra Holding.
Quindi anche se vi siete potuti intestare questa vittoria storica, il vostro presidio non finisce il 12 agosto.
Continuerà, assolutamente. L’accordo non è la fine di un percorso, ma l’inizio di uno nuovo, stabilisce quali sono le regole, quali le modalità gestionali, ma poi ci sarà ovviamente una attività costante di monitoraggio da parte delle segreterie territoriali di concerto con quelle nazionali su quelli che saranno i percorsi.
Elettra Raffaela Melucci