Quella di oggi si annuncia una giornata decisiva per le sorti del governo. Il premier Silvio Berlusconi attende il rendiconto finale a Montecitorio per verificare i numeri della sua maggioranza alla Camera.
Nella notte Berlusconi ha riunito tutto lo stato maggiore del Pdl e la linea emersa dal vertice è quella di vedere i numeri che usciranno oggi pomeriggio e poi andare al confronto con la Lega Nord per decidere la strategia. Diversi gli scenari presi in considerazione, secondo quanto riporta l’Ansa: Nel caso ci fossero i numeri, Berlusconi ribadirà l’intenzione di andare avanti. In caso contrario, ci sarebbero solo le elezioni. A Palazzo Grazioli sarebbe anche emersa l’ipotesi di un altro tipo di governo, ma alcuni presenti avrebbero messo in chiaro la possibilità che su questo scenario il Pdl potrebbe dividersi (oltre che incontrare la contrarietà della Lega). Berlusconi avrebbe comunque ribadito di voler prender ancora del tempo anche se i big del Pdl gli avrebbero chiesto ancora una volta di valutare la possibilità di fare un passo indietro.
Intanto, le opposizioni si preparano alla ‘battaglia finale’, convinte che il Cavaliere abbia ormai le ore contate, anche per questo si valutano con attenzione le mosse da fare per raggiungere l’obiettivo. Il primo passo sarà appunto quello del voto di oggi sul Rendiconto. Il Terzo polo è schierato decisamente per l’astensione mentre nel Pd ancora si discute, la decisione sarà presa stamattina dall’ufficio di presidenza. E’ chiaro infatti che l’astensione deve servire a far venire fuori gli scontenti del Pdl, altrimenti, è l’opinione di alcuni dirigenti del Pd, non serve a niente. Antonio Di Pietro è il più scettico perché considera impossibile non votare contro un documento che approva la politica economica del governo che osteggia.
Alle 11,30 c’è una riunione dei capigruppo di opposizione per decidere il da farsi. Ma a quanto si apprende il capogruppo del Pd, Franceschini, che alle 11,30 incontrerà i suoi omologhi di Udc, Fli e Idv proporrà l’astensione con la condizione di una richiesta di dimissioni al premier non appena il voto avrà certificato che la maggioranza non c’è più. Anche per questo sono ore di calcoli sui numeri che Berlusconi potrebbe ottenere, nel Pd le ipotesi oscillano tra i 310 e i 308 voti.
Dal momento che nessuno crede in un passo indietro spontaneo di Berlusconi, come lui stesso ha ribadito, le opposizioni hanno già pronto il testo della mozione di sfiducia, ma l’opportunità di presentarla o meno è legata anche al numero effettivo perché nessuno, né Pd, né il Terzo polo, hanno intenzione di replicare il fallimento del 14 dicembre.