La notizia: il Viminale cerca un giornalista professionista, di consolidata e pluriennale esperienza, cui affidare un’attività di comunicazione. A titolo gratuito.
In un’epoca di comunicazione di massa pare non ci sia più ragione di riconoscere la professionalità di chi lavora nella comunicazione, sia essa comunicazione di sapere o di emozione.
E quindi, benvenuti anche a voi, amici giornalisti, nel mondo della comunicazione a titolo gratuito.
Noi attori, comunicatori dello spettacolo, le battiamo da decenni queste periferie del disagio.
Bandi per spettacoli o letture o mise en espace a titolo gratuito, pagamenti irrisori e al nero, cancellazione di ogni diritto, perfino quello alla malattia e all’indennità di disoccupazione o a una pensione appena dignitosa.
Vuoi comunicare? Vuoi farlo attraverso la scrittura o con il tuo corpo? Fallo gratis e goditi la tua dose di selfie-narcisismo.
Uno studente dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, cioè di una scuola statale di alta formazione professionale, non appena abbia conseguito il diploma triennale, si getta di solito in questa abbinata “lavorativa”: un’occupazione gratuita o semigratuita nel mondo dello spettacolo e un’occupazione in un ristorante, come cameriere o lavapiatti. Entrambe saltuarie e al nero.
Perché siamo cittadini di un paese che ha ormai introiettato lo slogan che la cultura e la comunicazione sono optionals. Sopravviviamo da decenni in un territorio popolato da eventi ed eventisti, starlette e tronisti, in una location paratelevisiva per opinionisti di regime e professionisti del nulla.
“Torna a casa in tutta fretta, c’è il Biscione che t’aspetta” era scritto nei manifesti che coprivano i muri di Milano subito prima della trionfale ascesa politica di Berlusconi. L’invito era di chiudersi a casa, davanti al televisore, a imparare a diventare consumatori d’eccellenza. Condannati all’ idiozia e alla solitudine.
E i luoghi della cultura, gli spazi della comunicazione hanno cominciato a svuotarsi. Per riempirsi magari, ma solo occasionalmente, per gli “eventi”. Il padrino del Biscione era Berlusconi, certo, ma il padrino dell’eventismo è stato Veltroni. Il concetto di “berlusconismo” andrebbe quindi rivisto.
L’italiano è così diventato uno spettatore passivo e la professionalità di chi lavora nel campo della cultura, dell’informazione e dello spettacolo, appare sempre meno utile, sempre meno essenziale per la crescita del paese.
Benvenuti, quindi, a tutti coloro che sono entrati ed entreranno nell’affollato campo-profughi della cultura e della comunicazione italiane.