Bentivogli, è davvero importante l’accordo su rappresentanza e contrattazione?
Il valore dell’intesa è indubbio. Certamente lo è per noi. Pone fine a uno scontro decennale nella categoria dei metalmeccanici sulle normativa da applicare proprio per la rappresentanza e la contrattazione. Si è sempre discusso e litigato proprio sui contratti nazionali, su quelli aziendali, sulla validazione degli accordi, sulle delegazioni trattanti. E poi è importante perché evita un intervento invasivo della legge che ci avrebbe esposto al rischio di incursioni esterne che avrebbero indebolito l’autonomia collettiva e la contrattazione.
Comincia un’era nuova per il sindacato?
L’accordo registra la fine di un’era del sindacalismo confederale e costruisce le basi perché di fatto Cgil, Cisl e Uil imbocchino una strada che, sulla base di queste nuove norme comuni, consenta la costruzione di una strategia veramente riformista. Si superano i tentennamenti di 20 anni nei confronti dei richiami vetusti del sindacato di opposizione. E in questo modo si creano le precondizioni perché il sindacato possa incalzare la politica con un ruolo proattivo.
Un accordo in sintonia con la storia della Cisl?
Perfettamente in linea. Noi siamo stati sempre contrari alle spinte massimaliste che tendevano a regolare tutto per legge. E abbiamo fatto bene, perché questo ci ha consentito di essere un sindacato sempre autonomo. Oggi, di fronte alle spinte sempre più evidenti alla delegittimazione dei corpi intermedi, abbiamo invece auspicato che sia certificato il peso delle rappresentanze. Così intendiamo interrompere la delegittimazione in atto. In una fase di populismi e grillismi questo è un fatto molto importante.
Reggerà questa tendenza unitaria?
E’ il nostro auspicio. Certo, la reazione della Fiom non fa presagire nulla di buono, anche perché è una reazione come sempre scomposta e incoerente.
Come sempre ?
Sì, come testimonia il fatto che il testo unico mette assieme gli ultimi tre accordi interconfederali su questi temi e, nonostante queste intese siano coerenti tra loro, la Fiom ha avuto tre atteggiamenti diversi.
E’ credibile che nei fatti in futuro la Fiom non ottemperi alle decisioni della maggioranza, come vuole l’accordo?
Lo ha già dimostrato in passato. La distanza in effetti non è tra Cgil, Cisl e Uil, ma tra Cgil e Fiom. Noi già sappiamo come andrà a finire, non è cosa inedita. Landini formalmente non andrà contro lo statuto della Cgil, lo farà, come sempre, nei fatti. Perché nella pratica di tutti i giorni ha sempre fatto quello che voleva. Un esempio tra tanti, l’accordo del maggio del 2011 dice che un accordo aziendale è valido se approvato dalla maggioranza delle Rsu. Ma la Fiom ha sempre voluto il ricorso al referendum.
Landini contesta le sanzioni?
Su quelle si è appuntata la sua opposizione, ma dicendo il falso. Il segretario della Fiom afferma infatti che queste sanzioni puniscono chi sciopera, chi lotta. Non è vero, si applicano solo alle organizzazioni, mai ai lavoratori. Puniscono chi non rispetta gli impegni, sindacati o aziende che siano, e questo per noi è di grande rilevanza, perché restituisce efficacia e quindi forza alla contrattazione.
I lavoratori che dicono di questi atteggiamenti della Fiom?
Io so che la Fim sta crescendo nel numero degli iscritti, siamo ormai stabilmente sopra le 220mila tessere, e miglioriamo le nostre posizioni anche nei risultati per le elezioni delle Rsu. Non credo che la Fiom possa avere gli stessi risultati. All’elezione della Rsu dell’Ilva di Taranto, la più grande fabbrica italiana, la Fiom è scesa al quarto posto. Ed è un dato di fatto che la Fiom, che pure ha sempre insistito per avere elezioni delle Rsu solo col sistema del proporzionale, senza il terzo dei posti garantito alle organizzazioni sindacali, adesso che l’accordo consente elezioni senza quel terzo ingombrante, nei fatti cerca in ogni modo di rinviare le elezioni delle Rsu. Lo fa perché sa bene che il suo movimentismo non trova il consenso delle fabbriche.
Devo capire che non è a breve la conclusione dei problemi all’interno dei metalmeccanici?
La Fim proprio in questi giorni con una lettera ai segretari generali di Fiom e Uilm e al vertice di Federmeccanica ha dato la sua disponibilità ad aprire un confronto per trovare un terreno di ricomposizione e scrivere le regole demandate alle categorie.
Ci sarà questo accordo?
Temo di no. Intanto lunedì cominciano le assemblee per spiegare l’accordo ai lavoratori, le prime alla Dalmine e alla Brembo, e la Fiom non sembra interessata a una gestione unitaria dell’informazione. Non è un buon segno.
Massimo Mascini