Marco Bentivogli la Fim ha tenuto una conferenza sul settore Aerospaziale e della difesa dal titolo “l’etica nel valore di impresa”, cosa significa parlare di etica nel valore d’impresa in un settore come questo?
Significa avere una visione umanista della società e dell’impresa. La Fim ha organizzato questa iniziativa per tenere fede a due tesi congressuali: la sostenibilità deve essere un concetto centrale per l’uscita dalla crisi e deve essere radicata nell’economia, nel sociale e nel ambiente.
Come sindacato riproponete delle tesi che sembrano ispirarsi all’Olivetti degli anni cinquanta. È cosi?
Sì, noi crediamo che sviluppo e centralità della persona devono andare di pari passo, non sono concetti che si contraddicono tra di loro. Un’impresa dove i lavoratori sono più soddisfatti fa più profitti. La sostenibilità ambientale è oggi l’aspetto più evidente, ma c’è anche la necessità di superare le “fredde certificazioni di eticità”. Si deve, per esempio, certificare da dove arrivano i materiali, il rispetto di tutte le norme sul lavoro, la distribuzione della ricchezza sul territorio e la commercializzazione. Non ultimo, il rispetto della legge 185 sulla vendita di armi.
Il settore ha risentito della crisi?
In parte sì, anche se i motivi di maggior preoccupazione sono altri. In passato vi era una fortissima redditività del settore militare che metteva in secondo piano una minor efficienza del settore civile. Oggi non è più così. Da una parte vi è una nuova concorrenza che viene non solo dai paesi asiatici, ma anche da alcuni paesi africani. Dall’altra molte spese prima destinate alla difesa si sono spostate verso il comparto della sicurezza. Si deve poi tenere conto che con l’avanzare dell’integrazione europea sta emergendo come il mantenimento delle forze armate nazionali dei vari paesi aderenti all’Unione abbia finito per drogare il mercato della difesa e per creare forti inefficienze.
Quali sono le ricette del sindacato per superare questa congiuntura difficile?
Servirebbe una diminuzione della frantumazione delle imprese europee. Le grandi imprese americane capaci di creare economie di scala potrebbero essere l’esempio da imitare. Si dovrebbe poi integrare il settore militate con quello civile per consentire un maggiore scambio di know how tra i due settori. Infine sarebbe importante aumentare gli investimenti nel settore della sicurezza.
Che ruolo deve avere l’Unione Europea?
Penso che la strada dell’integrazione degli eserciti e del mercato della difesa sia positiva perché porterà a una maggiore razionalizzazione. Anche se l’Unione si deve impegnare in una seria politica di aiuti per evitare che l’integrazione si traduca in deindustrializzazione e in disoccupazione. In molti paesi europei questo è già avvenuto. Nel nostro paese grazie agli ammortizzatori sociali per ora si è saputo arginare questo fenomeno.
Il sindacato sta seguendo qualche riorganizzazione in particolare?
Sì, per esempio siamo molto attenti alla riorganizzazione dell’Elettronica per la Difesa e lo Spazio di Finmeccanica.
Luca Fortis