Roberto Benaglia, leader dei metalmeccanici Cisl, cosa vi aspettate dal nuovo governo nei fatidici primi cento giorni?
Cento giorni, dice? Il nuovo governo ne avrà davanti al massimo 40 di giorni, per fare cose molto forti. Va fatta subito la legge di bilancio, va risolto il nodo delle pensioni, va data soluzione all’inflazione sempre più alta, e ovviamente alla gravissima crisi dell’energia. Ci aspettiamo che Palazzo Chigi apra il dialogo con le parti sociali, naturalmente: anche da questo, oltre che dalle soluzioni individuate, giudicheremo il nuovo esecutivo. D’altra parte, il voto del 25 settembre ha dato un esito netto, da cui deriva una altrettanto netta responsabilità per la nuova maggioranza. Noi valuteremo il governo, come tutti i governi, per la qualità delle risposte che saprà dare al mondo del lavoro. Non da altro.
Quindi quale dovrebbe essere secondo voi l’agenda Meloni, dando per scontato che sia la leader di Fratelli d’Italia il nuovo premier?
Dovrà ripartire dal lavoro, dalle molte criticità aperte da tempo e rimaste tali per la pausa politica: pausa assolutamente legittima, per carità, ma adesso occorre andare di corsa. Le emergenze sono come ho detto molte. Per il nostro settore, l’industria meccanica, pesa particolarmente l’aumento dei costi energetici: l’impennata dei prezzi rischia di bruciare posti di lavoro, l’intero manifatturiero è in grande difficoltà. E il decreto Aiuti Ter, varato dal governo Draghi, è certamente utile ma non è sufficiente. Siamo molto preoccupati per l’inflazione, per l’aumento delle bollette, e dal giro di vite che ne deriva per la qualità della vita dei lavoratori.
Uno dei temi rimasti appesi, e che il nuovo governo dovrà risolvere, è quello delle pensioni: trovare una soluzione per uscire senza traumi da quota 100, e per di più entro il 31 dicembre, è una bella sfida, oltre che una delle richieste più pressanti del sindacato. Cosa vi aspettate?
Non è assolutamente possibile arrivare al 31 dicembre senza una soluzione. Non è pensabile un ritorno alla Legge Fornero, che porterebbe tra l’altro un’impennata nell’età media dei lavoratori, creando situazioni critiche anche per le imprese che hanno necessità di un ricambio generazionale. Nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil sono indicate alcune soluzioni: la flessibilità in uscita, innanzi tutto, partendo dal principio che i lavori non sono tutti uguali. Un altro punto chiave è la previdenza complementare, che secondo noi dovrebbe essere obbligatoria per gli under 40: solo così si potranno avere pensioni non da fame. Ma è chiaro che questo delle pensioni per noi, e per tutto il sindacato, sarà un punto dirimente.
A questo proposito: nel nuovo quadro politico e di governo, come vede l’unità sindacale? È in grado di tenere, o subirà nuovi scossoni?
Devo dire che la manifestazione convocata per l’8 ottobre dalla Cgil in Piazza del Popolo a Roma non è un bel segnale: un sindacato che va da solo a presentare le sue richieste al futuro governo, a fare una sorta di sua campagna elettorale, non è il modo migliore per iniziare un percorso comune. Noi useremo in risposta la saggezza, ma ripeto: sbandierare atteggiamenti di contrapposizione non è un bene, dopo appena pochi giorni dal voto. I problemi che abbiamo davanti sono cosi grandi che occorre affrontarli con la massima coesione. Il sindacato deve porsi unitariamente nei confronti del governo portando le proprie istanze sul lavoro, l’eguaglianza, i diritti anche individuali. Inoltre, l’unità tiene se possiamo sederci al tavolo e trattare: non basta solo essere uniti sulle piattaforme, ma occorre trovare assieme, attraverso il confronto, le soluzioni.
Nunzia Penelope