I sindacati di categoria Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil hanno incontrato al Mibact il segretario generale del ministero Carla Di Francesco e Alessandro Benzia, responsabile dei rapporti con le organizzazioni sindacali, per affrontare la annosa questione della pubblicazione dell’Elenco nazionale dei restauratori. Il diario del lavoro ha sentito il segretario nazionale Fillea-Cgil, Ermira Behri, presente all’incontro.
Behri, come è andato l’incontro?
E’ stato positivo. Dopo il sit-in che abbiamo organizzato davanti al Mibact, dove erano presenti centinaia di lavoratori del restauro, venuti da tutta Italia, il ministero ha accettato l’incontro. Al tavolo ci hanno confermato che entro maggio, come stabilito nel decreto di dicembre, pubblicherà l’Elenco nazionale dei restauratori. Ma la vera novità è che hanno deciso finalmente di potenziare la commissione esaminatrice.
In che senso?
Hanno valutato quante carte devono gestire, cioè oltre 630 mila documenti, allegati a 6.351 domande e da questo hanno deciso di potenziare la commissione con altri tecnici, precisamente 12, che si dedicheranno a tempo pieno ai lavori della commissione. Già dalla prossima settimana 8 tecnici inizieranno a rimboccarsi le maniche. Inoltre, hanno elaborato un nuovo metodo di lavoro per rendere più efficace e quindi veloce il lavoro di verifica. Questi due fattori, secondo il Mibact, saranno determinanti per la pubblicazione dell’Elenco nei tempi stabiliti.
Come si è arrivati a produrre 630 mila documenti?
Bisogna pensare che il mestiere del restauratore non è nato ieri. Nel senso, quando un restauratore invia la documentazione alla commissione esaminatrice, spedisce tutte le carte in suo possesso che riguardano attività svolte nel corso di una vita, quindi anche di 30 o 40 anni di lavoro. La ricerca e la raccolta di queste carte è stato per il lavoratore un calvario: provi lei a cercare le prove del suo lavoro di anni tra aziende fallite, pubblica amministrazione, enti ecclesiastici e datori di lavoro morti. Ecco spiegato una parte di tanta carta. Inoltre, sono stati presentati anche documenti che non sono attinenti con questo bando. Ad esempio, una laurea in architettura o un master in ingegneria non sono validi ai fini del riconoscimento della qualifica di restauratore. Ma se invio comunque la domanda con allegati del genere, è altra carta che aumenta il volume, già notevole, dei documenti.
Questa quindi è la volta buona?
Abbiamo più fiducia rispetto al passato, dato che, oltre alle novità già dette, a garantirci il rispetto dei tempi è stato il segretario generale del Mibact Carla Di Francesco in persona. Chi più di lei può prendere un impegno simile?
Perché ci hanno pensato solo adesso a potenziare la commissione?
E’ una domanda che anche noi abbiamo posto considerato che sono passati più di due anni dall’inizio dei lavori della commissione e ci sono stati quattro rinvii del termine della chiusura dei lavori e della pubblicazione dell’Elenco. Il segretario generale del Mibact Di Francesco, subentrata a ottobre, ci ha dato ragione. Infatti, si è impegnata a rispettare i tempi e noi vigileremo. Per questo, chiederemo un incontro per marzo, proprio per vigilare e scongiurare eventuali ritardi.
L’altra commissione del Mibact era stata più veloce a pubblicare l’Elenco dei tecnici del restauro, perché?
I requisiti per qualificarsi come collaboratore – tecnico del restauro sono meno stringenti. Per i restauratori invece, si deve dimostrare una maggiore abilità professionale e il compito per verificarla diventa quindi più complesso.
Una volta pubblicato l’Elenco Restauratori anche i tecnici del restauro possono passare a questa lista?
Sì, se l’Elenco dei restauratori venisse pubblicato a maggio, ci hanno confermato che da quel momento i collaboratori avrebbero diritto di sostenere un esame di idoneità presso il Mibact e, se superato, entrerebbero di diritto nell’Elenco restauratori.
Emanuele Ghiani