Nel periodo che va dal primo gennaio alla fine di ottobre sono stati creati oltre 603.000 posti di lavoro alle dipendenze, a fronte dei 105.000 del 2020 e dei 411.000 del 2019. E’ quanto emerge dall’analisi della Banca d’Italia e del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il numero di licenziamenti rimane modesto anche a settembre e ottobre. Nei settori interessati dallo sblocco del 31 ottobre, nei primi 15 giorni di novembre il tasso di licenziamento è rimasto sostanzialmente in linea con quello osservato prima della pandemia.
La creazione di posti di lavoro “è sostenuta ancora largamente dall`occupazione a termine”, si legge in una nota congiunta. Nei mesi autunnali sono tuttavia cresciute lievemente anche le assunzioni a tempo indeterminato, tornate a ottobre sui livelli pre-pandemici.
La dinamica delle posizioni a tempo indeterminato “ha sostenuto la mobilità complessiva del mercato del lavoro, incentivando i passaggi da un impiego permanente a un altro”. A questo fenomeno “è ascrivibile buona parte della crescita delle dimissioni volontarie di lavoratori a tempo indeterminato osservate dalla primavera”.
La lieve ripresa delle assunzioni a tempo indeterminato “ha contribuito al miglioramento dei saldi occupazionali soprattutto al Centro Nord e tra la popolazione maschile, dove l`incidenza del lavoro permanente è tradizionalmente maggiore. Al contrario il numero di nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato destinati alle donne ha ristagnato”.
Il numero di licenziamenti rimane modesto anche a settembre e ottobre. Nei settori interessati dallo sblocco del 31 ottobre, nei primi 15 giorni di novembre il tasso di licenziamento è rimasto sostanzialmente in linea con quello osservato prima della pandemia. E’ quanto emerge dalla nota congiunta sul mercato del lavoro diffusa dalla Banca d’Italia e dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
In particolare i licenziamenti sono rimasti su livelli contenuti anche in settembre e ottobre (59.000 contratti cessati con questa causale, il 37 per cento in meno rispetto agli stessi mesi del 2019). Secondo i dati preliminari disponibili, nei primi quindici giorni di novembre si è rilevato invece un aumento dei licenziamenti nei settori in cui il blocco è scaduto il 31 ottobre (servizi e industria dell`abbigliamento, del tessile e delle calzature). La crescita, analogamente con quanto osservato dopo lo sblocco del 30 giugno in gran parte della manifattura e nelle costruzioni, potrebbe riflettere esuberi già previsti nei mesi precedenti. Nonostante tale aumento il tasso di licenziamento non si è discostato dai livelli precedenti la pandemia.
E.G.