Un contratto da record, ottenuto dopo cinque mesi di negoziato tra Abi, e sindacati di categoria (con Intesa San Paolo come parte “proattiva” per raggiungere l’accordo) che porta a casa un aumento medio di 435 euro (esattamente quanto richiesto dai sindacati nella piattaforma di luglio), equivalente a un più 15%, quindi sopra l’inflazione. E ancora: a dicembre, assieme alla prima tranche di aumento pari a circa 250 euro, arriverà nelle buste paga anche il recupero degli arretrati luglio – novembre per un importo di circa 1.250 euro, col ripristino pieno, a partire da luglio 2023, della base di calcolo del trattamento di fine rapporto. Gli incrementi sono così suddivisi: 250 euro, pari al 57,5% del totale dei 435 euro, a dicembre; 100 euro (23%) a settembre 2024; 50 euro (11,5%) a giugno 2025 e 35 euro (8%) a marzo 2026.
Questo per la parte economica, ma nel nuovo contratto dei bancari c’è molto di più: c’è una riduzione d’orario di trenta minuti, che porta così il tempo di lavoro a scendere da 37 ore e 30 a 37 a partire dal primo luglio prossimo, ed è stata anche introdotta la possibilità di individuare forme di partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa attraverso il confronto in sede aziendale. E ancora, aumenta la formazione retribuita, da 32 a 37 ore, sono rafforzati i congedi di maternità e paternità, viene garantita la piena retribuzione nel caso di gravidanze a rischio, ed è recepita come specifico articolo del contratto, per la prima volta, la dichiarazione congiunta su molestie e violenze di genere siglata a suo tempo da sindacati e aziende, tema purtroppo quanto mai cruciale al giorno d’oggi.
Tra i capitoli più significativi c’è poi la staffetta generazionale: su base volontaria, consiste nella riduzione dell’orario di lavoro tre anni prima dell’uscita, con integrazione economica parziale e copertura contributiva previdenziale piena, e con relativa assunzione di giovani. Di fatto, una combinazione virtuosa tra Fondo per l’occupazione e Fondo di solidarietà, in grado di generare nuova occupazione e accompagnando allo stesso tempo alla pensione chi sarà interessato e avrà i requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia.
Soddisfatti, se non addirittura, e giustamente, entusiasti, i commenti di tutte le parti, sindacati e imprese. “Un contratto di assoluta avanguardia, che segna un punto cruciale nella storia delle relazioni sindacali ottenendo la riduzione dell’orario a 37 ore”, ha commentato la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, aggiungendo che l’intesa “sarà paradigma delle relazioni sindacali per diversi aspetti, da quelli economici a quelli normativi, per traghettare il settore bancario nel futuro dando valore alle lavoratrici e ai lavoratori. E inoltre tiene insieme il settore, come la firma di Intesa Sanpaolo sul contratto, da noi fortemente voluta, dimostra”.
Intesa Sanpaolo, del resto, è stata protagonista non certo irrilevante: lungo tutto il corso del negoziato, afferma infatti una nota, la banca guidata da Carlo Messina “ha partecipato in maniera proattiva alle trattative, per favorire il raggiungimento di un importante accordo che rappresenta la risposta alle aspettative delle persone che operano nel settore”. Le novità introdotte sotto il profilo economico, secondo Intesa, esprimono “la necessaria attenzione verso le persone, in un contesto economico di particolare complessità”, e, più in generale, “si caratterizzano per la forte valenza sociale” , a conferma dell`importanza di un quadro normativo “all`altezza delle esigenze delle persone, delle aziende e del ruolo delle Organizzazioni Sindacali, considerate le nuove sfide che la Banca affronterà nei prossimi anni”.
Anche l’Abi parla di un contratto “innovativo e dinamico” capace di accompagnare la vita professionale delle persone, in un contesto di profonda e continua trasformazione”. L’accordo, ricorda l’Abi, è stato raggiunto dopo una lunga trattativa e un serrato confronto fra tutte le parti, “a testimonianza della centralità del contratto nazionale e delle relazioni sindacali”.
Per Lando Sileoni, leader della Fabi, si tratta di “uno dei rinnovi più importanti della storia del settore bancario”. “È stato il negoziato probabilmente più difficile e più incerto: un percorso tutt’altro che in discesa, fatto di scontri, a volte aspri, al termine del quale, però, abbiamo raggiunto un accordo politicamente rilevante per la tenuta del settore e per il futuro della nostra categoria, a cui abbiamo restituito lustro e importanza, aggiunge Sileoni. Un confronto nel quale le organizzazioni sindacali “hanno dimostrato ancora una volta un grande senso di responsabilità e la capacità di farsi carico dei problemi dell’intero settore, risolvendoli sempre nell’interesse di tutti. Come per il passato, il contratto collettivo rappresenta e rappresenterà ancora un punto di equilibrio fondamentale fra i gruppi e le banche, la insostituibile e necessaria stanza di compensazione in un mercato che è diventato probabilmente troppo competitivo, con dualismi sfrenati che non producono sempre buoni risultati”.
L’intesa è stata raggiunta dopo cinque mesi di negoziato, iniziato lo scorso 19 luglio: il vecchio contratto era scaduto a dicembre dello scorso anno ed era stato “prorogato” più volte fino al termine del 2023. L’accordo sarà ora sottoposto al vaglio delle assemblee dei lavoratori, ma non ci sono dubbi sull’esito positivo.
Nunzia Penelope