Bambini che muoiono affogati cercando di raggiungere il nostro Paese, bambini definiti “spacciati” come se fossero hashish o eroina (ma salta agli occhi, anzi alle orecchie anche il doppio senso: spacciati perché finiti, morti), bambini in galera perché le loro madri sono detenute e vengono considerate un pericolo pubblico, dunque restino dietro le sbarre anche se incinte e anche se hanno un neonato in braccio. Evidentemente la destra al governo ha un problema con i più piccoli, oppure – e questa è la spiegazione più sensata – li mette al centro del mirino per colpire i loro genitori e chi quei genitori difende. Cioè l’opposizione, la sinistra.
In guerra, come in amore, tutto è permesso dice un vecchio adagio, tuttavia qui siamo oltre, qui si colpiscono persone che non hanno fatto niente di male se non vivere, o cercare di vivere. Quando qualcuno se la prende con i più deboli viene definito giustamente un vigliacco: ed è proprio questo l’aggettivo giusto per la politica di Giorgia Meloni e dei suoi alleati.
Qualcuno dovrebbe spiegarci perché un bambino con due padri o due madri, ovvero figlio di una coppia omosessuale, non può essere registrato all’anagrafe: con gravi ripercussioni sul suo percorso formativo, scolastico e sociale. Per non parlare di quei piccoli migranti che finiscono in fondo al mare e noi ritroviamo buttati su una nostra spiaggia, ovviamente morti. Con la Meloni che ha la faccia tosta di dichiarare che lei ha “la coscienza a posto”, dopo che la “sua” Guardia costiera non è stata autorizzata a uscire in mare per salvare quella gente in balìa delle onde, molti di loro infatti non sono sopravvissuti. Infine, il carcere: possibile che non si trovino misure alternativa alla galera per quelle madri che hanno un bimbo dentro la pancia e che poi partoriranno? Possibile che si tratti di donne così pericolose dal punto di vista pubblico che per loro non siano possibili neanche gli arresti domiciliari? Ovviamente non è possibile, se non pensando all’ideologia che guida la destra: punire, punire e poi ancora punire. Mettiamoci pure la proibizione e le multe salatissime per chi partecipa a un rave party, ed ecco che il cerchio si chiude. Bambini e adulti non allineati vanno messi sotto torchio, come si dice con una frase cinica “bisogna educarli da piccoli”.
La scommessa della sinistra sta proprio qui, nella questione dei diritti sociali e individuali. Elly Schlein lo ha capito, d’altra parte tutta la sua storia politica e personale è incentrata su questa questione. Il problema è se da qui alle prossime elezioni politiche riuscirà a convincere una buona parte degli italiani che i diritti appartengono a tutti, anche a coloro che hanno “il cuore che pulsa verso destra”. Non sarà facile, l’italiano medio è spesso egoista, vuole vivere “tranquillo”, non essere disturbato da migranti in cerca di casa e lavoro e se, in un modo o nell’altro, non riescono a sbarcare da noi, tanto meglio. E se affogano, due lacrimucce ipocrite e si va avanti, domani è un altro giorno. Figuriamoci che fastidio dover mandare a scuola i propri figli insieme a loro coetanei che vivono in famiglie monogenitoriali, ossia due padri o due madri. Signora mia, che scandalo!
Un Paese moderno sa o dovrebbe sapere che il 2023 non è il Medioevo, che le cose negli ultimi decenni sono molto cambiate, che la tanto propagandata modernità si presenta anche sotto forme nuove, impegnative e pure faticose. Ma la civiltà nel corso dei secoli si è affermata soprattutto attraverso lotte difficili che all’inizio sembravano impossibili. Attraverso rotture del pensiero dominante fino a quel momento, strappi culturali, scioperi, manifestazioni, arresti politici e via dicendo (basti pensare alle lotte delle donne americane per ottenere il diritto di voto nel 1920, oppure a quelle dei neri in Sudafrica per l’abolizione dell’apartheid. Di esempi nel mondo ce ne sono a centinaia). Dunque, se la sinistra vuole vivere e crescere deve giocarsi la partita fino in fondo. Deve rischiare, e se nel corso della lotta, cade, si ricordi di una frase celebre che è anche il titolo di un film con Humphrey Bogart: “Solo chi cade può risorgere”.
Riccardo Barenghi