Il diario del lavoro ha intervistato il segretario generale della Cgil di Roma e Lazio, Michele Azzola, per chiedergli quali sono le proposte del sindacato per una ripresa dell’economia della regione Lazio e Roma. Per Azzola, la ripresa è possibile e in tempi brevi se la Regione si attiverà, assieme alle provincie e comuni, per dar vita a migliaia di piccoli cantieri, in modo da riqualificare le strutture pubbliche, risolvere le emergenze abitative, migliorare la mobilità e creare lavoro.
Azzola, questa settimana avete presentato, assieme a Cisl e Uil, un piano per la ripartenza del territorio.
Abbiamo presentato il nostro piano alla Regione Lazio e ci è arrivata la convocazione della giunta regionale per lunedì. Noi chiederemo di aprire un confronto sui problemi che il sindacato ritiene prioritari per il nostro territorio, considerato che con questa crisi il Lazio pagherà a un prezzo maggiore rispetto ad altre regioni.
Perché un prezzo maggiore?
Il Lazio è fortemente incentrato su turismo e commercio, e proprio queste due filiere sono state le più colpite dalla pandemia. Per esempio, l’aeroporto di Fiumicino, che conta 40.000 dipendenti, prima che torni al regime pre-Covid passerà probabilmente un anno. Sul commercio, abbiamo tutti i negozi legati al turismo fermi, dal lusso alla bigiotteria per i turisti; i negozi sono vuoti o chiusi. Il romano acquista di norma all’interno del suo quartiere, quindi paradossalmente le periferie sono più pronte a riprendere le attività, come i bar e ristoranti, piuttosto che nel centro storico, che e’ attualmente un deserto di desolazione. Alla Regione vogliamo anche spiegare che e’ necessario cambiare modello di sviluppo, e in questo senso abbiamo formulato il nostro documento per il rilancio del territorio.
Quali sono le vostre proposte per la ripresa?
Prima di tutto, dobbiamo recuperare i ritardi che ha la Regione in termini di trasporto pubblico locale, provando a sviluppare delle multiutility pubbliche simili alle regioni del Nord, che siano in grado di investire investimenti per rilanciare i servizi. A settembre, quando si riapriranno le scuole, dobbiamo essere in grado di gestire la mobilità. Ecco perché proponiamo alla Regione la creazione di una multiutility, che dovrebbe raccogliere tutti i soggetti dei trasporti, Ferrovie dello Stato, Atac, Cotral, per sviluppare una grande azienda di trasporto regionale che sia in grado di investire, ad esempio per acquistare autobus o potenziare le ferrovie. Inoltre con la multiutility sarebbe possibile una politica dei trasporti integrata, che può armonizzare la gestione dei trasporti verso Roma e dentro Roma.
Sul tema del lavoro, quali sono le vostre proposte per una ripresa dopo la crisi?
Possiamo riprenderci sfruttando le opportunità già presenti nel territorio, con l’apertura e il completamento di migliaia di piccoli cantieri. Non bisogna puntare le risorse sulle grandi opere, primo perché richiederebbero anni per essere completate e sono tempistiche incompatibili con la crisi, secondo perché sono più vulnerabili da punto di vista delle infiltrazioni mafiose. Invece con le piccole opere si riuscirebbe a fare girare velocemente l’economia, si possono aprire i cantieri in poche settimane, si genera lavoro per tante persone. In quest’ottica, si potrebbero rinnovare strutture scolastiche, edifici pubblici, riqualificazione urbana. Molte scuole sono fatiscenti e si deve intervenire tempestivamente in questi mesi prima del nuovo anno scolastico. Tutto questo sarebbe fattibile se Regione, Provincia e Comune lavorassero di concerto per gestire in maniera integrata l’apertura dei cantieri.
Quindi volete approfittare di questi mesi estivi, ancora di scarsa mobilità, per completare tutti i lavori di riqualificazione urbana e trasporti?
Esattamente questo è lo scopo, vorremo approfittare di giugno, luglio e agosto per rimettere in moto un pezzo importante dell’economia e riqualificare il più possibile, e date le piccole dimensioni dei cantieri abbiamo tecnicamente il tempo di completare migliaia di piccole opere prima di settembre. Inoltre si potrebbe risolvere il problema tristemente noto delle occupazioni delle case, perché a Roma esiste una forte emergenza abitativa. Sono tanti gli edifici pubblici occupati da decenni, sono ormai fatiscenti e la qualità della vita dei suoi abitanti è insostenibile. I piccoli cantieri potrebbero riutilizzare l’immenso patrimonio pubblico abbandonato della città e riqualificarlo con la creazione di mini-appartamenti per le persone in difficoltà abitativa.
Il costo di questi lavori è sostenibile? Le risorse ci sono?
In realtà le risorse pubbliche si stanno già bruciando, perché le occupazioni creano danni erariali impressionanti e gli edifici che invecchiano senza una manutenzione ordinaria, costano molto di più nel tempo. Inoltre la riqualificazione urbana, in una realtà come Roma, porterebbe maggiori benefici economici, rispetto al turismo mordi e fuggi di cui oggi vive la città.
In che senso parla di turismo mordi e fuggi?
I turisti pernottano in media due notti, è un tipo di turismo molto costoso, perché sporca la città, crea molte difficoltà alla mobilità e porta poche risorse. Infatti alla Regione chiediamo anche di riqualificare e promuovere pacchetti turistici, che mettano insieme i trasporti e le bellezze del territorio, riuscendo a trattenere maggiormente i turisti, promuovendo Roma e l’intero Lazio. Occorre una rete del turismo laziale, e l’unico soggetto che può realizzarla è la Regione.
Per esempio come?
Abbiamo delle bellezze sul territorio laziale che sono quasi irraggiungibili. La Regione dovrebbe promuovere il territorio offrendo al turista, che viene a visitare Roma, di recarsi con facilita’ anche al Porto di Traiano a Fiumicino, agli scavi di Ostia, ai laghetti di San Benedetto a Subiaco, eccetera, creando dei servizi di trasporto integrato tra Regione, Provincia e Capitale. In questo modo si aumenta il numero dei pernottamenti e l’economia gira su tutto il territorio.
L’ultima volta che ci siamo parlati i vostri rapporti con il Comune di Roma erano quasi assenti, ora è cambiata la situazione?
Poco o nulla. Il rapporto con il Comune è molto complicato, ha un atteggiamento molto chiuso, poco disponibile al dialogo. I rapporti sono solo sulle singole vertenze, ma questi non sono i tavoli che ci consentono di fare un ragionamento di sistema. Abbiamo più volte chiesto di aprire un confronto su vari temi, ma ad oggi continuiamo a ricevere un silenzio impressionante, nel senso che il Comune non risponde, non interagisce. Ci sono stati dei contatti, uno iniziale che ha portato al protocollo “Fabbrica Roma” che poi è fallito perché il Comune non l’ha portato avanti, poi dopo lo sciopero dello scorso autunno dove si si sono fatte promesse per riaprire molti tavoli ma si sono infrante immediatamente.
Quali sono le proposte che sarebbe utile discutere con il Comune di Roma?
Vorremmo discutere sulla logistica e sulla distribuzione delle merci in città. Quando mi affaccio dalla finestra del mio ufficio e vedo i furgoni la mattina che trasportano merci alle varie attività, mi accorgo che trasportano sempre poche cose. Sarebbe il caso di organizzare questi trasporti per Aree, cioè dividere la città in municipi e quartieri, e fare delle gare pubbliche per scegliere i soggetti che realizzino una distribuzione dell’ultimo miglio. Se deve arrivare un pacco a casa mia, il corriere che sceglie il mio fornitore porterà il pacchetto in un hub e il corriere unico che deve distribuire nella mia zona raccoglierà nei vari hub le merci e le distribuisce. In questo modo si ridurrebbe enormemente il traffico e l’inquinamento che l’attuale tipo di logistica produce. Non abbiamo inventato niente, sono i modelli distributivi delle città del Nord Italia e Europa.
Sul fronte industriale, come si potrebbe rilanciare il settore?
Noi abbiamo bisogno di riqualificare l’industria di qualità e che rischia di andare persa, come l’automotive del basso Lazio: molte aziende sono l’indotto di Fca perché mono committenti. Alla Regione abbiamo detto di interessarsi a queste realtà e promuoverle verso altri committenti, come la Volkswagen o alla Renault. Se Fca chiudesse sarebbe un dramma e siccome sono piccole aziende di qualità, hanno bisogno di chi le promuova, cioè la Regione.
Emanuele Ghiani