“Fare il sindacalista a Roma è complicato, qualunque posizione prendi diventa un caso nazionale” dice Michele Azzola, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio. L’ultimo ”caso” è, nello specifico, quello del termovalorizzatore annunciato dal sindaco Roberto Gualtieri, alla cui realizzazione la Cgil si oppone: esattamente come i Cinque Stelle, che addirittura minacciano di non votare il provvedimento del governo che ne consente la realizzazione. Un caso, appunto, nazionale.
Azzola, dopo aver duramente criticato la gestione della grillina Raggi per cinque anni, ora vi siete messi di traverso anche con il sindaco del Pd, Gualtieri?
Vorrei innanzi tutto che fosse chiaro: non ci opponiamo per ideologia, nè per supposte trame politiche, ma per una pura questione di merito. Apprezziamo il piglio sacrosanto con cui Gualtieri ha affrontato il problema romano. Però crediamo che lo debba usare per fare cose innovative, non vecchie come sarebbe questo termovalorizzatore.
Tuttavia molti si chiedono come sia possibile che in una città come Roma, ammalata di monezza da tempo immemorabile, ci si opponga, ogni volta, a qualunque tentativo di risolvere il problema.
Lo ripeto: non siamo affatto contrari ai termovalorizzatori in sé. Tanto che con Gualtieri avevamo accettato il potenziamento di quello già esistente di San Vittore, aprendo una quarta linea. Per contro, riteniamo che un nuovo impianto monstre, come quello annunciato dal sindaco, non abbia alcun senso. Sarebbe un passo indietro, non un passo avanti.
Per quale motivo?
Intanto perché il Comune punta su un modello di impianto vecchio. Vent’anni fa lo avrei approvato subito, oggi è superato. Bruciando tutto indistintamente, come avverrebbe col nuovo termovalorizzatore, si azzera la gerarchia dei rifiuti, quella che ci raccomanda l’Europa, e che si basa su prevenzione, riuso, riciclo, termovalorizzatore e discarica, in quest’ordine. Ma se per i prossimi vent’anni si getterà nel termovalorizzatore il contenuto tal quale del cassonetto, le prime tre voci perderebbero senso, e la stessa raccolta differenziata non farebbe passi avanti. Senza contare le emissioni di Co2 causate dal termovalorizzatore.
Lei parla di Europa, ma in Europa si fanno ovunque i termovalorizzatori e pure la differenziata, senza tante storie.
Non è esattamente così. Ha presente il fulgido esempio di Copenaghen, il famoso termovalorizzatore in centro città con la pista da sci? ebbene, la Danimarca ha deciso di chiuderlo nel 2030.
Ah si? e perché ?
Perché i danesi sono talmente avanti con la raccolta differenziata, e quindi con riuso e riciclo, che praticamente non hanno più nulla da buttarci dentro. Attualmente a Copenaghen si bruciano rifiuti che arrivano dal Regno Unito, e tra breve infatti lo dismetteranno del tutto: non serve più.
Però a Roma la differenziata sta ancora all’anno zero. Quindi?
Quindi dobbiamo ripartire da li, dalla raccolta. E’ evidente che in una città delle dimensioni e con le caratteristiche di Roma il porta a porta che viene praticato in altre zone d’Italia non si può realizzare, occorrerebbero migliaia di assunzioni all’Ama, come minimo. Però ci sono studi molto interessanti, progetti innovativi, che consentirebbero di abbattere talmente tanto il residuo da rendere più che bastevole l’impianto potenziato di San Vittore. Poi, come abbiamo detto a Gualtieri, si potrebbe anche agire, se necessario, puntando su piccoli impianti di nuova generazione, su processi innovativi, come la pirolisi: l’Eni sta realizzato un impianto del genere a Gela, trasforma i rifiuti in biocarburante senza bruciare nulla, quindi senza emettere C02 nell’atmosfera. Anche al nord Liguria e Lombardia stanno seguendo la stessa direttrice. Ma nessuno qui ha mai preso in considerazione queste soluzioni. Invece, sotto la pressione del Giubileo, è uscita la novità del termovalorizzatore gigante.
D’altra parte, è abbastanza sensato che per il 2025 non si voglia offrire agli occhi del pubblico internazionale una Roma sporca e sommersa di spazzatura, non crede?
Ma Roma, anche col termovalorizzatore, sarà sempre sporca finché non si razionalizza il problema della raccolta. Vuoti i cassonetti, resteranno zozze le strade. Lo sa che gli addetti all’Ama devono raccogliere i rifiuti rimasti fuori dal cassonetto a mani nude? le sembra normale, nel 2022? E le sembra sensato che a Roma non ci siano impianti di pre-trattamento, dove il tal quale viene separato? La Regione voleva realizzarne uno a Colleferro, per trattare 500 mila tonnellate di rifiuti l’anno, ma anche questo progetto si è perso in mille beghe e non si è mai realizzato.
Lei ha ragione, troppe occasioni sprecate e tanto tempo perso, ma resta che il Giubileo incombe: nel frattempo dei rifiuti di Roma cosa ne facciamo?
Qualunque soluzione ha bisogno di tempo, e del resto anche il termovalorizzatore dubito sarà pronto in due anni e mezzo, ce ne vorranno almeno quattro.
Quindi?
Quindi ci sarà un altra deroga da parte del governo, che consentirà alla spazzatura romana di essere esportata, magari in Emilia Romagna, e poi magari ci penserà Hera a smaltirla. In questo modo passeremo indenni il Giubileo, ma il problema della spazzatura a Roma non sarà certo risolto.
Una multiutility efficientissima, Hera: perché Roma non ne ha una simile?
Perché i progetti, che pure esistevano, per dare vita a una società del genere, basata su Acea e Ama, che guardasse oltre i confini del Gra e a tutto il centro sud, non si è mai nemmeno tentato di realizzarli: sono stati regolarmente accantonati.
A Roma c’è anche il problema della tassa sulla spazzatura: carissima, ma che pochi pagano. Come si risolve?
Anche questo rientra nello stesso circuito perverso: ti fornisco un servizio pessimo e in cambio non ti chiedo nulla, o fingo di non vedere che non mi stai dando quello che dovresti. Capisce perché non ci si può illudere, costruendo un termovalorizzatore, di risolvere tutti i nostri enormi problemi?
Nunzia Penelope