La crisi energetica innescata dal conflitto ucraino, spiega Michele De Rose, segretario nazionale della Filt-Cgil, è solo l’ultimo pezzo di un puzzle più ampio, che vede il settore dell’autotrasporto soffrire di carenze croniche e strutturali. Ciò che serve, spiega il sindacalista, è una politica industriale per il settore, che guardi al medio-lungo periodo.
De Rose in che modo il caro carburante sta incidendo sull’autotrasporto?
Il caro carburante è solo l’ultimo di una serie di problemi che colpisce un settore con forte carenze strutturali, e che va a interrompere i segnali di una timida ripresa post pandemia. Se consideriamo che il 90% delle merci trasportate in Italia viaggiano su gomma e con una flotta ormai obsoleta, capiamo meglio il forte impatto che l’aumento dei prezzi del carburante può avere per il settore, ma anche per il consumatore finale.
Quali altri problemi sconta il settore?
L’autotrasporto è un settore che sconta la frammentazione e il nanismo di molte aziende, e che rispecchia un po’ il nostro sistema produttivo. Ci sono imprese anche con solo 9 addetti, molte sono passate in mano straniera, e manca un campione nazionale della logistica. Inoltre il comparto è poco attrattivo, e questo sta determinando una carenza di autisti.
Perché?
Innanzitutto è un mestiere faticoso e usurante, che comporta un lavoro che va dalle 47 alle 61 ore settimanali. Non c’è un adeguato riconoscimento economico, nonostante il ruolo strategico della logistica, e anche sul piano previdenziale non ci sono le necessarie tutele, visto che non rientra tra i lavori usuranti.
Come procede l’interlocuzione con il governo?
Non abbiamo mai avuto un confronto strutturato con il governo, sia con quello attuale che con i precedenti. Gli interventi di sostegno sono stati sempre ad hoc, ma non è mai stato avviato un tavolo per discutere della politica industriale per il settore, nel medio-lungo periodo, cosa che noi abbiamo sempre chiesto. È vero c’è il Pnrr, ma questo riguarderà principalmente le infrastrutture, che restano comunque fondamentali.
Che cosa serve all’autotrasporto?
Bisogno puntare sulla formazione, con un percorso specifico che inizi dall’istruzione superiore, perché non ci si può improvvisare autisti dall’oggi al domani. Serve un salario adeguato al tipo di lavoro svolto, che deve essere inserito tra le professioni usuranti ai fini previdenziali, e anche la questione della salute e sicurezza deve essere messa al centro di un piano complessivo per l’intero comparto, a partire da aree riservate e protette lungo le strade e le autostrade nazionali per garantire un dignitoso riposo e il ristoro degli autisti.
Tommaso Nutarelli