Era nell’aria, ora è ufficiale: Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil hanno proclamato uno sciopero di otto ore del settore auto, comprese le aziende della componentistica, per venerdì 18 ottobre, con una manifestazione nazionale a Roma. I sindacati chiedono risposte urgenti al Governo e al gruppo Stellantis perché “la situazione è molto grave”. Secondo le categorie dei metalmeccanici gli incentivi all’acquisto di auto elettriche “hanno funzionato male”.
Oggi la conferenza stampa delle tre sigle, “una giornata importantissima perché abbiamo deciso di mettere in piedi una serie di iniziative per arrestare” la situazione che si è venuta a creare negli stabilimenti italiani di Stellantis”. Così il leader della Uilm, Rocco Palombella, per denunciare che “le cose vanno malissimo”. Palombella prosegue: “Abbiamo denunciato una situazione di grave difficoltà negli stabilimenti. Vogliamo coinvolgere Governo, la cui gestione della crisi (settore auto, ndr) è molto superficiale”. Nonostante gli incentivi all’elettrico, quasi un miliardo di euro, “Stellantis ha collezionato il 30% in meno” di vendite, ha ricordato.
In assenza di una netta inversione di direzione, dicono i sindacati, “rischia di essere irrimediabilmente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale. Sono indispensabili urgenti interventi sulle scelte strategiche del settore da parte dell’Ue, mirate politiche industriali da parte del Governo e impegni industriali seri e coraggiosi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica”.
Fim, Fiom e Uilm chiedono all’Europa di “imprimere più forza ai cambiamenti tecnologici, accompagnando questo cambiamento con un serio e deciso piano di salvaguardia occupazionale. Non si può accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi. Il Governo deve dare concretezza al confronto iniziato più di un anno fa al Mimit. È necessario che, oltre al confronto in corso con Stellantis e agli impegni già presi, si attui un piano strategico con azioni mirate anche per le aziende della componentistica”.
L’esecutivo “deve mettere a disposizione risorse pubbliche, vincolate a precisi impegni di tenuta occupazionale da parte delle imprese – aggiungono – risorse che non devono essere limitate agli incentivi per l’acquisto di auto, i quali, tra l’altro, nel 2024 non hanno dato benefici alle produzioni nel Paese”.
Il piano industriale, a partire da Stellantis, “dovrà prevedere missioni produttive sufficienti a saturare tutte le fabbriche, nonché investimenti negli enti di ricerca e più in generale negli enti centrali – concludono – per quanto riguarda la catena della componentistica sono molteplici le vertenze approdate al tavolo del Mimit, molte anche non metalmeccaniche, oltre al problema di tutte quelle imprese di piccole o piccolissime dimensioni che già hanno chiuso. Si registra inoltre il progressivo trasferimento delle produzioni della componentistica verso altri paesi europei ed extraeuropei. Inoltre, gli ammortizzatori sociali stanno terminando. Bisogna aumentare il numero dei veicoli prodotti nel Paese. Queste sono le ragioni per le quali siamo impegnati a mettere in campo una forte mobilitazione nel Paese. Una mobilitazione partecipata e unitaria, come già avvenuto nei mesi scorsi a Melfi, Torino e Termoli”.
“E’ una tempesta perfetta che sta invadendo l’Europa. La situazione del settore auto sta assumendo toni drammatici”, ha detto il leader della Fim, Ferdinando Uliano.
“Il fenomeno è europeo – ha proseguito – dispiace che Draghi se ne sia accorto solo oggi e non quando era presidente del consiglio. Avevamo denunciato la situazione tempo fa, tre anni fa parlavamo di 70mila posti a rischio. Oggi il potenziale di eccedenze è addirittura maggiore. Servono investimenti straordinari per accompagnare la transizione verso l’elettrico.
Ma serve anche uno sforzo maggiore da parte dell’Europa. Bisogna trovare un nuovo equilibrio, tornare indietro creerebbe comunque dei problemi”.
Il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, ha sottolineato: “Siamo di fronte a un fallimento dell’Europa, di Roma e delle multinazionali. Il rischio che si sta aprendo è che il fallimento venga scaricato sui lavoratori, in tutti i Paesi europei. Serve una nuova politica europea per il settore dell’auto. Questo è uno sciopero in Stellantis, ma in tutte le aziende dell’automotive”.
De Palma ha inoltre ricordato che “abbiamo discusso per un anno con Governo, Stellantis e imprese. Quello che sta succedendo è che la crisi del settore automotive sta colpendo tutti i Paesi. Bisogna garantire che la transizione si faccia con i lavoratori e non contro i lavoratori. Scioperiamo per avere un tavolo a Palazzo Chigi su Stellantis e le aziende della componentistica”.
Elettra Raffaela Melucci