Adriano Riva sottoscriverà entro il 24 maggio prossimo la transazione per il rientro in Italia dei circa 1,3 miliardi di euro destinati alla bonifica ambientale dell’ Ilva di Taranto. Soltanto una volta effettuato questo passaggio cruciale per il destino dello stabilimento siderurgico tarantino, il gup di Milano, Chiara Valori, deciderà se accogliere o respingere la proposta di patteggiamento della pena a 2 anni e 6 mesi presentata dai legali dell’industriale imputato per bancarotta, truffa ai danni dello Stato e trasferimento fittizio di beni. Nell’accordo di patteggiamento rientra anche la rinuncia alla prescrizione del reato di trasferimento fittizio di beni che sarebbe scattata a fine maggio.
Il procedimento, attualmente in fase di udienza preliminare, è stato aggiornato al 24 maggio proprio per consentire ad Adriano Riva di mettere la firma definitiva sul rientro in Italia della somma che gli venne sequestrata nel 2013 nell’ambito dell’inchiesta milanese sul crac dell’Ilva e che ora sarà messa a disposizione dei commissari straordinari dell’acciaieria di Taranto. Un passaggio reso possibile dalla pronuncia della Royal Court del Jersey, paradiso fiscale del canale della Manica, che il 12 maggio scorso ha disposto lo sblocco della somma dando il via libera al suo rientro in Italia.
E’ il denaro che, secondo l’accusa formulata dai pm milanesi Mauro Clerici e Stefano Civardi, Adriano Riva avrebbe distratto dalle casse dell’Ilva e da quelle della capogruppo Riva Fire e trasferito in alcuni trust del Jersey, isola della Manica considerata un paradiso fiscale. Soldi attualmente “congelati” su un conto Ubs di Zurigo che saranno utilizzati dai commissari straordinari Ilva a titolo di garanzia per un’emissione obbligazionaria sul mercato. Il ricavato del bond servirà poi a far ottenere l’Autorizzazione Integrata Ambientale all’acciaieria di Taranto, così come previsto dalla legge ribattezzata “salva Ilva”.