È stato presentato oggi, presso la sede di Assolombarda, il libro “Il Futuro del Lavoro”, che espone la visione di Assolombarda sul futuro del lavoro e alcune proposte di policy del mondo imprenditoriale del territorio in materia di lavoro, con uno sguardo rivolto al 2030.
Il documento, nato dalla collaborazione con Adapt e dal confronto con le imprese, prende spunto dalla considerazione che il tema del lavoro più che oggetto di contese ideologiche debba essere affrontato attraverso un confronto costruttivo su due piani, quello nazionale e quello locale, da cui possano scaturire proposte concrete su un argomento centrale per lo sviluppo del Paese, delle imprese e della società civile.
Alla presentazione del volume, il primo di una serie dedicati ai temi strategici per la crescita delle imprese, delle persone e del territorio, sono intervenuti Carlo Bonomi, Presidente di Assolombarda, Mauro Chiassarini, Vicepresidente di Assolombarda con delega a Politiche del Lavoro, Sicurezza e Welfare, e Francesco Seghezzi, Direttore Fondazione Adapt.
Dall’analisi del contesto sono stati individuati i fattori chiave utili a comprendere i cambiamenti in atto nel mercato del lavoro. A cominciare dall’impatto delle nuove tecnologie sull’occupazione e l’organizzazione; alle competenze trasversali, la formazione continua e le politiche attive che, alla luce delle nuove professioni che nasceranno, diventeranno sempre più strategici; senza dimenticare i fattori demografici, come il prolungamento dell’aspettativa di vita, il calo demografico, l’invecchiamento della popolazione e la sostenibilità del sistema di welfare. Va, inoltre, sottolineato il ruolo del territorio che tornerà ad essere centrale, grazie all’integrazione di sistemi fisici anche distanti tra loro come conseguenza della globalizzazione digitale, e infine le nuove sfide della rappresentanza.
Da qui è partito lo studio sul futuro del lavoro. Dallo scenario si passa poi alla formulazione di proposte da condividere con i decisori pubblici, alcune delle quali possano essere calate rapidamente sul territorio e diventare progetti concreti con l’obiettivo di aprire un dibattito e contribuire alla costruzione di un mondo del lavoro che sappia sostenere e vincere le sfide del prossimo decennio.
Ci sono poi aspetti di rilievo nazionale quali ad esempio la semplificazione e la razionalizzazione del quadro regolatorio, dando al contempo maggior spazio alla contrattazione di secondo livello, per sostenere le imprese nella partita della produttività e della qualità del lavoro. A ciò si aggiunge l’opportunità della semplificazione del quadro normativo in materia di disabilità, la promozione dell’occupabilità dei lavoratori con malattie croniche e la stesura di un Testo Unico del Welfare.
Inoltre andrebbe anche considerata la possibilità di un contestuale processo di unificazione di parte della regolamentazione sul lavoro a livello europeo, in modo da ridurre i livelli di adattamento a livello nazionale. Oltre al ripensamento del sistema previdenziale, al fine di tutelare le transizioni occupazionali e costruire un sistema in cui pubblico e privato garantiscano chi si affaccia oggi nel mercato del lavoro.
Dal documento emerge poi la necessità di un deciso cambio di passo nelle politiche attive volte a prevenire e gestire, se possibile anticipatamente, la disoccupazione. Così come un ripensamento dell’attuale concetto sull’orario di lavoro e la previsione di nuovi modelli, più compatibili con l’economia digitale. Poi una proposta sulla professionalità e le competenze. Dallo sviluppo dell’apprendistato di primo e terzo livello al rilancio dell’alternanza scuola-lavoro, anche attraverso una maggior collaborazione tra scuola e impresa; alla promozione degli studi STEM fino al rafforzamento dell’impegno sugli ITS. Infine il tema della rappresentanza, con l’introduzione di una legge dedicata, che si ponga in termini di concreto sostegno a un miglior quadro regolatorio delle relazioni industriali.
Alla luce di ciò, Assolombarda sente la responsabilità e l’urgenza di non stare ferma in un momento in cui tutto è fermo. E di offrire alla comunità alcuni spunti di riflessione e di visione di lungo termine su temi chiave per la crescita delle imprese e del Paese, quali il lavoro.
“Ladigitalizzazione dei processi produttivi, la globalizzazione, le dinamiche demografiche stanno profondamente ridisegnando gli equilibri delle relazioni industriali e della gestione delle risorse all’interno dell’azienda, evidenziando la necessità di rivedere i vecchi paradigmi per adattarli ai ritmi sempre più rapidi del cambiamento economico, sociale e tecnologico” – afferma Carlo Bonomi, Presidente di Assolombarda.
“Il documento che presentiamo oggi, “il Futuro del lavoro” punta a esprimere una visione su quello che ci attendiamo possa essere il mondo del lavoro nel 2030 e nel contempo vuole porsi come spunto di discussione e proposta per un percorso che vorremmo sviluppare su due livelli. Da un lato, per quanto concerne gli aspetti di carattere nazionale e dall’altro, per gli aspetti propri del livello locale; entrambi in logica di dialogo e confronto tra mondo delle imprese e le istituzioni, le organizzazioni sindacali, il mondo dell’education e della formazione. Riteniamo che questo sia un modo concreto di rispondere alle esigenze presenti e future delle imprese che rappresentiamo e, come tale, una componente fondamentale del nostro impegno” – aggiunge Bonomi.
“Ci troviamo oggi di fronte ad un insieme molto complesso di cambiamenti nel mercato del lavoro, che nei prossimi anni si rafforzerà. Per questo abbiamo voluto guardare a un orizzonte lontano, prendendo in considerazione tutti gli aspetti che ci sono sembrati fondamentali: il ruolo della tecnologia, i profondi cambiamenti demografici, il ruolo centrale della formazione e delle competenze fino all’ambiente e ai territori”. Queste le parole di Francesco Seghezzi, direttore della Fondazione Adapt
“Il testo che presentiamo oggi ha così l’ambizione di tratteggiare, senza esaurirle, le principali sfide che tutti, e soprattutto imprese e lavoratori, saranno chiamati ad affrontare nel prossimo ventennio. Non crediamo ad uno scenario nel quale il lavoro scomparirà. Ma ad uno nel quale il lavoro cambierà profondamente, con professioni che verranno meno, altre che nasceranno e molte, più della metà, che cambieranno radicalmente a causa della spinta dell’innovazione tecnologica e della nuova fase della globalizzazione. Saranno quindi necessarie – prosegue Seghezzi – nuove competenze, ma soprattutto nuovi modelli organizzativi. La persona e il suo lavoro saranno sempre più al centro con importanti rivoluzioni sui tempi di lavoro, sui luoghi e sulle modalità di retribuzione”.