L’atteggiamento del Governo sulla Torino-Lione “va contro gli interessi del mondo della produzione e del lavoro”. Lo sottolineano in un comunicato i delegati delle associazioni datoriali piemontesi che oggi hanno incontrato a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il vicepresidente e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli e il viceministro dell’Economia Laura Castelli.
“L’incontro che si è svolto oggi a Palazzo Chigi con i 13 delegati delle 33 associazioni che rappresentano il sistema dell’economia di Torino e del Piemonte ha dimostrato l’ulteriore volontà del Governo di dilazionare il proseguimento dei lavori relativi alla realizzazione della Tav Torino -Lione” hanno spiegato.
Nella nota viene evidenziato come non sia “stata data alcuna indicazione precisa circa i tempi di chiusura della analisi costi-benefici sull’opera, alla quale comunque potrà partecipare un tecnico per conto delle associazioni stesse. A questo proposito, le Associazioni hanno sottolineato che sono fermi 3,5 miliardi di appalti e il concreto rischio di perdere ogni mese una quota parte del cofinanziamento europeo all’opera”.
Le associazioni temono “che non solo vi sia una volontà di allungare i tempi di ripartenza degli appalti, ma che si voglia arrivare fino alle elezioni europee del prossimo anno”.
“Si tratta di un orizzonte inaccettabile per un’opera che ha già superato innumerevoli analisi e verifiche e che serve per collegare non solo Torino, ma l’Italia al resto delle reti di comunicazione europee”. Nella nota si sottolinea come il fattore tempo non sia secondario e si cerca di riportare “l’attenzione dei decisori pubblici su alcuni aspetti: quelle espresse oggi non sono solo opinioni e, come tali, discutibili, ma sono soprattutto ben precise ed impellenti necessità di livello nazionale di trasporto e logistiche delle imprese; i tempi sono, in tal senso, fondamentali. Il nostro deficit infrastrutturale pesa sui conti e ci rende meno competitivi sui mercati internazionali, il che significa meno export e quindi meno posti di lavoro”.
Il rischio paventato è “che tutto questo temporeggiare sia solo strumentale, finalizzato a non decidere e a non fare”.
“Se così fosse, non va trascurato il fatto che il tracciato del Corridoio Mediterraneo possa scorrere a Nord delle Alpi, per realizzare la connessione, fondamentale negli scambi globali fra Oriente e Occidente, con la Via della Seta. Se ciò accadesse, questo Governo dovrebbe assumersi la responsabilità, gravissima, di aver escluso l’Italia e le sue future generazioni dal principale asse di sviluppo economico e di integrazione sociale”.
Le associazioni infine hanno promesso che “continueranno unite e coese nella loro azione per arrivare in tempi brevi alla ripresa dei cantieri, in difesa delle 326.000 imprese e dei 1,3 milioni di lavoratori che rappresentano”
TN