È in corso a Roma, presso l’Auditorium della Conciliazione, l’Assemblea generale di Confcommercio-Imprese per l’Italia, aperta dalla relazione del presidente Carlo Sangalli che ha affrontato numerosi temi caldi. In primis, rifacendosi alla Costituzione, quelli del lavoro, “il punto di partenza e di arrivo del circuito democratico, che consente di valorizzare appieno la cittadinanza e la persona” e della tutelata “libertà di iniziativa economica, purché non contrasti con l’utilità sociale o con la libertà, la sicurezza, la dignità umana”. L’impresa, dunque, è “parte della libertà di iniziativa economica”, ha sottolineato Sangalli, e “le nostre imprese del terziario di mercato, ogni giorno, creano buona occupazione, coltivano conoscenza, abilitano innovazione, immaginano il futuro collettivo”, ha aggiunto.
Negli anni l’attività imprenditoriale italiana ha dimostrato grande dinamismo: tra il 2012 e il 2023 su circa 17 milioni di nuovi posti di lavoro nell’Europa a 27 “oltre l’80% dipende dalle imprese dei nostri settori. Nel nostro Paese il terziario di mercato ha creato, tra il 1995 e il 2023, circa tre milioni e mezzo di nuovi posti di lavoro”. Numeri che dimostrano, anzi “ribadiscono” “la centralità delle nostre imprese nel creare nuova occupazione e crescita diffusa”.
Ed è per questo che occorre affrontare storture del mercato del lavoro che intaccano la stabilità del tessuto imprenditoriale italiano. Innanzitutto correggendo la carenza di personale e di competenze, un fenomeno in aumento in Italia quanto in Europa. “Stimiamo che per le imprese del commercio, turismo e cultura avremo grandi difficoltà a trovare oltre 170mila nuovi lavoratori per l’anno in corso”, spiega Sangalli aggiungendo che proprio a fronte di ciò “la cura costante delle competenze è decisiva. E lo sosteniamo con l’esperienza di chi fa, giorno per giorno, formazione professionale. Insomma, abbiamo bisogno di più formazione e di più lavoro, anche con la programmazione di adeguati flussi di immigrati”. C’è bisogno “di più lavoro”, certo, ma soprattutto “di un lavoro sicuro”, perché “la sicurezza sul lavoro è un requisito essenziale per la dignità umana, quindi mai negoziabile”.
Altro dato che solleva la preoccupazione della confederazione è la curva dell’imprenditoria giovanile, che negli ultimi dieci anni una riduzione di circa 160mila imprese. “Senza questa battuta d’arresto, influenzata dall’invecchiamento della popolazione e dalle difficoltà del ricambio generazionale – ha sottolineato – il Pil sarebbe stato ben superiore”. Una riflessione analoga, ha proseguito, vale per la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. “Si sono compiuti progressi importanti – ha affermato – ma la distanza che ci separa dalla media europea è ancora di 12 punti percentuali, con scarti di quasi 25 punti nel Mezzogiorno. Raggiungere la media europea significherebbe oltre 2 milioni e mezzo di donne occupate in più”.
Nei soli settori del commercio, alberghi e pubblici esercizi la quota di lavoratori stranieri regolari è pari ad oltre il 10%. “E’ un tema nazionale e al tempo stesso europeo – ha aggiunto – serve un comune impegno per un piano Mattei di vera e nuova cooperazione economica con gli Stati africani”.
Quanto al recente (e sofferto) rinnovo del contratto del terziario, definito da Sangalli un “buon contratto”, questo è il risultato dell'”impegno comune” delle parti sociali. Il che porta a riflettere ancora una volta sull’importanza della contrattazione, del suo ruolo, della rappresentatività e quindi sulla necessaria “responsabilità comune per contrastare una volta per tutte, anche con interventi normativi, i contratti pirata. Di questa contrattazione va affermata la valenza erga omnes – ha affermato -, è la risposta più efficace alla questione del salario minimo”.
Su questa scia, altro intervento fondamentale è “proseguire nella riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro” e “farlo con misure strutturali, confermando, intanto per il 2025, i tagli fin qui operati, nonché i connessi interventi sul fronte Irpef”.
Contemporaneamente, Sangalli osserva che l’Italia attraversa il 2024 con “incertezze” e “paure”, in un contesto in cui permangono “elementi di criticità di lungo termine”, a partire da “una produttività che ristagna da almeno trent’anni”. Inoltre, le condizioni della finanza pubblica costituiscono un “ulteriore elemento di fragilità, che agisce come freno agli investimenti e quindi alla crescita complessiva”. In questo contesto le azioni per contenere e ridurre il rapporto debito/Pil “vanno tempestivamente programmate e attuate”. Per Sangalli è necessario “razionalizzare la struttura della spesa pubblica e in particolare riordinare le spese fiscali”. In questo senso, il percorso attuativo della riforma fiscale “deve necessariamente ‘fare i conti’ con il sentiero stretto della finanza pubblica e con la disciplina di un rinnovato Patto europeo di stabilità e crescita”.
Su questa scia, per il taglio dei tassi di interesse la Bce deve fare di più e rapidamente. L’inflazione in Italia “è oggi sotto l’1%, mentre resta attorno al 2% in Europa”. La Bce una settimana fa ha tagliato i tassi di un quarto di punto. “Lo richiedevamo da tempo – ha aggiunto Sangalli -. Occorrerà fare rapidamente di più”.
A pesare sul contesto è anche l’alto tasso di astensionismo registrato alle ultime elezioni europee. “Il nostro futuro collettivo appare incerto, segnato da contraddizioni profonde, da crisi drammatiche, ne siamo coinvolti come comunità nazionale e dentro l’orizzonte istituzionale, politico ed economico dell’Europa”. Rivolgendo un “augurio” agli eletti al Parlamento Ue, Sangalli ha sottolineato che l’Europa ha “la responsabilità di promuovere la pace, rafforzando al tempo stesso una comune politica di difesa”. E ha la responsabilità di consolidare un ecosistema che sia a “misura di impresa”, a partire dalle piccole e medie. “E’ necessario farlo per la produttività, la crescita e l’occupazione”, ha aggiunto.
e.m.