Governo delle trasformazioni, digitalizzazione, riduzione d’orario a 35 ore ‘’secche”. Sono queste le sfide che si delineano all’orizzonte per il settore bancario e assicurativo per la segretaria generale della Fisac-Cgil, Susy Esposito, presentate nel corso dell’Assemblea nazionale sulla contrattazione, organizzata dalla Cgil a Bologna il 12 settembre.
La fotografia scattata dalla numero uno dei bancari della Cgil ritrae un comparto in salute dal punto di vista delle relazioni industriali, con un tasso di sindacalizzazione del 70-75% e con i principali contratti, che rappresentano il 98% della filiera, che sono stati rinnovati. L’innovazione digitale è un tema, prosegue Esposito, che il contratto deve governare, perché a essa è collegato “un incremento della desertificazione di alcune aree del paese, che sono prive del presidio bancario e assicurativo”. C’è poi lo sviluppo della smart working, che ha ridotto il lavoro in presenza e posto per il sindacato un tema legato alla capacità di rappresentanza dei lavoratori. “Si stanno creando- ha spiegato la segretaria generale della Fisac- agglomerati molto piccoli dove non siamo presenti”. Un aspetto che il sindacato affronterà con Abi, così come quello dell’esternalizzazione, che riguarda tanto la formazione quanto alcune mansioni, che ora sono sotto partita iva. La Fisac insiste, dunque, su un rafforzamento del perimetro contrattuale, proprio per evitare che certe filiere di lavoro vadano perse e per evitare si creino delle bolle di lavoro opaco, come alcuni appalti nelle assicurazioni, dove retribuzioni e tutele sono inferiori e si presta il fianco al dumpig contrattuale. Per questo un salario minimo per legge, contestuale a una norma che stabilisca la misurazione certificata della rappresentanza, è un passo che non può essere più rinviabile.
Sul versante del contratto dei bancari, la richiesta di aumento di 435 euro per la figura media non deve sorprendere, precisa la leader della Fisac. L’ultimo contratto Abi è scaduto nel 2019. Nel mezzo c’è stata la pandemia, la guerra in Ucraina e la crisi inflattiva, sottolinea Esposito, e, nonostante tutto questo, la remunerazione del settore ha continuato a crescere grazie all’apporto dei lavoratori. Ma non si tratta solo di dare un riconoscimento economico, ma anche un rafforzamento dei diritti e nuova organizzazione del lavoro: per esempio riducendo l’orario: ‘’è tempo di chiedere più tempo per la vita dei lavoratori, con una riduzione secca a 35 ore settimanali a parità di salario”. E rivedere il tempo di lavoro per la Fisac è la leva per gestire al meglio le innovazioni digitali, rimettendo al centro la persona e il suo benessere.
Tommaso Nutarelli