“Il settore delle costruzioni in appena un triennio è tornato indietro di 15 anni: siamo ai livelli di metà degli anni ’90”. Questo l’allarme lanciato dal presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, intervenendo all’assemblea nazionale dell’associazione dei costruttori edili.
“Se il 2009 è stato il nostro ‘annus horribilis’ – ha sottolineato – il 2010 non sarà quello della svolta”. “Alla fine dell’anno – ha proseguito – avremo perso, rispetto al 2008, il 17% in investimenti, e nel comparto delle nuove abitazioni oltre il 30%”. La crisi, ha ricordato, “ha espulso dal mercato più di 200.000 lavoratori, ma i nostri operai che restano a casa non fanno notizia come quelli di una fabbrica che chiude”. “Nelle zone dove la crisi è stata ancora più dura come il Nord Est – ha aggiunto – troviamo situazioni disperate, imprenditori che di fronte all’umiliazione di dover rinunciare alla propria impresa decidono di togliersi la vita”.
Buzzetti ha poi sottolineato che la domanda pubblica continua a ridurre gli investimenti in nuove infrastrutture (-21% dal 2004 a oggi).
Parlando degli scandali degli ultimi mesi ha poi detto “noi non siamo la cricca e non potremo mai esserlo”. “Non ci arrabattiamo tutto il giorno per cercare una raccomandazione o per entrare a far parte dei circoli di potere che aiutano a scalare la vetta e che sono in grado di trasformare aziende artigiane che nessuno conosceva prima in imprese con un fatturato con molti zeri”.
Il presidente ha detto di voler regole chiare e procedure snelle. Il numero uno dell’Ance ha quindi spiegato che i costruttori dicono “no alla pletora di commissari straordinari speciali, di società in house che con ampi poteri e in totale monopolio restringono in modo soffocante un mercato che, già messo in ginocchio dalla crisi, rischia di diventare un’isola per pochi, e permettetemi di dirlo, neanche per i migliori”.
L’Ance, ha poi aggiunto, è consapevole della crisi della finanza pubblica, ma esprime forti perplessità sulla pesante riduzione di risorse per investimenti in capitale fisso prodottasi negli ultimi anni: -20% nel 2009-2010, a cui farà seguito un’ulteriore riduzione del 10% per gli anni 2011-2012. Un taglio rilevante delle risorse destinate a nuove infrastrutture che rappresentano ormai solo il 2% del bilancio statale.
Buzzetti ha quindi ricordato che degli 11,3 miliardi di euro del Piano Cipe finanziato nel 2009 solo il 2,7% si è trasformato in gare per lavori. Inoltre, conclude il suo intervento, a tre anni dall’avvio dei programmi 2007-2013, dei 35,6 miliardi destinati a infrastrutture e costruzione nel Mezzogiorno solo circa l’8% risulta impegnato. (LF)
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