Un’assemblea nazionale anomala quella della Cna di stamattina. Non per l’inno d’Italia cantato da una ventina di ragazzi tutti giovanissimi sul palco che ballavano e trascinavano la platea. Non perché dopo i saluti istituzionali, presidente della Repubblica e presidente del Consiglio, non ha parlato il presidente degli artigiani ma, per primo, Giovanni, un ragazzo di venti anni. Ma perché quando alla fine Dario Costantini, il presidente, ha preso la parola ha incantato tutti. E, da grande affabulatore, ha raccontato alcune storie.
Quella di due artigiani, padre e figlio, che vanno in città per una visita medica di routine che però si trasforma in tragedia quando i medici annunciano che il padre ha un brutto cancro, di quelli che non perdonano. I due risalgono in macchina, stanno zitti per una mezz’ora di autostrada, poi il padre dice al figlio: “Però, sono fortunato, perché, vedi, se mi fosse capitato quando avevo la tua età i nostri operai sarebbero rimasti senza lavoro”. Perché, questa la morale di Costantini, “per gli artigiani i dipendenti non sono semplici numeri”. O la storia di Stefania, figlia di Gino, a capo di un’impresa artigiana che faceva raccolta di rifiuti, che quando il padre muore non si fa da parte, si prende tutte le autorizzazioni del caso, tutte le patenti del caso, si mette a guidare l’azienda e, nel caso specifico, a guidare proprio il camion giallo, quello di suo padre, in più grande e scomodo. Un mestiere duro, ricorda Costantini, ci si alza alle 4 perché alle 8 nessuno vuole avere la casetta di rifiuti fuori casa ancora piena. Ma lei non fa una grinza, lavora, lavora sodo e così si guadagna il rispetto dei suoi dipendenti.
O, ancora, la storia di Carmelo, artigiano siciliano, che guarda con soddisfazione la sua saracinesca tutta forata da buchi di proiettili, perché lui, con i suoi dipendenti, non ha voluto cedere al ricatto di un boss mafioso del territorio, ha resistito, e alla fine ognuno di quei fori è una medaglia. O la storia di Michele, titolare di una piccola azienda siciliana, che sta su un picco di montagna, molto difficile anche solo da raggiungere. Dove coltivano basilico e fanno con questo basilico un pesto che vendono poi in tutto il mondo. E siccome il basilico migliore cresce solo a maggio lui con i suoi operai ha messo in piedi tutto un marchingegno per far credere al basilico che sia sempre maggio, manovrando ventilazione, riscaldamento e quanto altro serve a quelle piantine. Un laboratorio molto sui generis su quel picco della montagna. Ma a Costantini che chiedeva il perché di quella localizzazione Michele risponde: “Ma perché noi stiamo qui dall’ottocento, non ci siamo mai mossi”. Ed è per questo, aggiunge Costantini del suo, che “le grandi imprese si spostano a seconda delle loro convenienze., e tornano quando loro conviene, noi artigiani no, noi restiamo dove siamo, a qualsiasi costo”.
Storie di artigiani, tenaci, orgogliosi del loro mestiere, pronti a mettere tutto in discussione ma non le loro origini e il valore del loro mestiere. Decisi ad avere quello che si meritano, anche se sanno bene, sulla loro pelle, che nulla è regalato, tutto deve essere conquistato. Costantini ha raccontato tutto questo e non è un caso se questa loro assemblea aveva come slogan “Il coraggio dell’attrazione”, coraggio che serve a tramandare un lavoro che vale alle nuove generazioni, quella di Giovanni, il ragazzo che la Cna ha fatto parlare all’assemblea subito dopo Mattarella e Meloni.
Massimo Mascini