Il settore artigiano ha un suo particolare meccanismo per la gestione delle risorse erogate dello Stato per l’emergenza Covid-19 e ha scatenato non poche polemiche su vari fronti. Ma partiamo dall’inizio.
L’Inps non eroga direttamente le risorse per l’emergenza Covid-19 agli artigiani ma le fornisce al Fondo FBSA ( Fondo di solidarietà bilaterale artigiani) che a sua volta gestisce la cassa integrazione in deroga a favore degli iscritti. Per le imprese artigiane non iscritte, è possibile iscriversi subito e accedere in questo modo alle risorse per il Covid-19. I sindacati confederali denunciano questo meccanismo, nel senso che chiedono di pagare anche gli arretrati a chi si vuole iscrivere al Fondo per accedere agli aiuti statali.
“Non è accettabile che venga legittimata l’evasione di un preciso obbligo di legge perpetuata negli anni da alcune aziende artigiane – spiegano in una nota Ivana Galli, segretario confederale della Cgil, Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl, e il segretario confederale della Uil Ivana Veronese – Per anni alcune di esse non hanno versato nessuna contribuzione al Fondo di solidarietà bilaterale per assicurare la cassa integrazione ai lavoratori in periodi di crisi produttiva. Ora vorrebbero venir trattate al pari delle centinaia di migliaia di regolari che, doverosamente, hanno fornito copertura a 850mila lavoratori con l’iscrizione al Fsba”.
Se di legittimità si parla, secondo la Treccani significa “che è secondo la legge, che ha le condizioni richieste dalla legge, e perciò valido, regolare. Che è tale in virtù della legge, per volontà della legge.” Il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo, quella “legge” è andato a leggersela, o meglio la circolare 47 del 28 marzo dell’Inps che regola anche i meccanismi del Fondo FBSA in questo periodo di Covid-19. In una intervista rilasciata l’ 8 aprile a Il diario del lavoro, Di Maulo osservò come non esistesse alcun obbligo di pagamenti di arretrati al Fondo per chi richiedeva la Cig per il Covid-19.
In effetti, esaminando attentamente la circolare, in particolare al punto d. 1.1) Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato, si legge: “In riferimento a quanto previsto dal decreto-legge n. 18/2020, si fa presente, inoltre, che il Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato non prevede limiti dimensionali e che non rileva se l’azienda sia in regola con il versamento della contribuzione al Fondo. Pertanto, in conclusione, l’unico requisito rilevante ai fini dell’accesso all’assegno ordinario con causale “emergenza COVID-19” è l’ambito di applicazione soggettivo del datore di lavoro, con codice di autorizzazione “7B”.”
L’unico obbligo rimasto era quindi l’iscrizione al Fondo: “Ma come si può pensare – spiegò Di Maulo – di erogare i soldi dello Stato attraverso un Fondo di natura volontaria?”. Inoltre il Fondo è anche “di natura privatistica e contrattuale, ed è costituito e gestito da Confartigianato, CNA e dai sindacati Cgil, Cisl e Uil”.
Arriviamo a oggi. Il giudice Riccardo Savoia, presidente del Tar del Lazio sezione III quater, ha dato ragione a un lavoratore di Modica, stabilendo che non dovrà iscriversi al relativo fondo per ottenere la cassa integrazione in deroga per Covid-19, aprendo così la strada i migliaia di lavoratori artigiani per una class action. Inoltre ha confermato il senso della circolare Inps, e bisogna riconoscere che in tempi non sospetti Di Maulo già denunciava questa notizia sulle colonne del Diario. Per i sindacati confederali, la decisione del Tar ha invece ingenerato confusione, e specificano: “Non è un giudizio nel merito, ma solo una misura cautelare in attesa del giudizio nel merito”.
Per eliminare probabilmente la confusione, i sindacati confederali hanno quindi proposto ieri una soluzione: “Riteniamo indispensabile che le imprese artigiane finora, illegittimamente, fuori dal sistema, regolarizzino la loro posizione, con il pagamento rateizzato (36 mesi), a partire da gennaio 2021, senza interessi e sanzioni, delle quote contributive non versate.” Una mossa forse fuori tempo massimo, considerato che la pratica di chiedere il pagamento degli arretrati non solo non è prevista dalla circolare Inps, ma con la recente decisione del Tar del Lazio probabilmente non sarà neanche più necessario iscriversi al Fondo per chiedere la Cig per il Covid-19.
Se vogliamo spaccare il capello in quattro, qui parliamo di un Fondo di natura privatistica e volontaria che trasferisce le risorse Inps a chi ne ha legittimamente diritto. A mio avviso sarebbe più giusto chiedere alle imprese artigiane un pagamento simbolico per iscriversi al Fondo e coprire così i costi di gestione dei trasferimenti di denaro dell’Inps. Date al Fondo quello che è del Fondo e agli artigiani quello che è degli artigiani.
Ovviamente è comprensibile la rabbia di fondo dei confederali per il dumping contrattuale: “Queste aziende – sottolineano i confederali nella nota – hanno preferito applicare contratti `farlocchi’, sottoscritti da associazioni e sindacati creati ad hoc e, per risparmiare qualche euro magari su suggerimento di qualche consulente fantasioso (fra i tanti corretti e scrupolosi), hanno scelto di sacrificare la regolarità gestionale e lo sviluppo aziendale non iscrivendosi al fondo”.
In effetti il dibattito su questi temi è molto acceso da tempo: la perimetrazione contrattuale e il conteggio del peso delle rappresentanze sindacali e datoriali portato avanti dal Cnel, che si collega a sua volta all’accordo interconfederale sulla rappresentanza firmato da Confindustria e Cgil, Cisl e Uil. Da anni il numero dei contratti aumenta drasticamente per via dei nuovi contratti pirata e il diario del lavoro ha sempre seguito da vicino questi temi, constatando come le relazioni industriali si stanno evolvendo grazie ai grandi sforzi di tutte le parti sociali. Ma queste battaglie si combattono in altri campi da gioco, non intorno a un Fondo per la cassa integrazione.
Emanuele Ghiani