Un sistema contrattuale tutto basato sulla territorialità, la bilateralità che funziona, anche per previdenza e sanità integrativa, pieno consenso anche con la Cgil. L’artigianato sembra non soffrire delle difficoltà che sono così forti in altri settori. Riccardo Giovani, responsabile delle relazioni sindacali in Confartigianato, non teme nemmeno le disposizioni dell’articolo 8 del decreto del governo per la manovra economica. ‘’Non toccheranno – afferma- le nostre imprese, quasi tutte di piccole dimensioni”.
Giovani, che relazioni sindacali avete avuto nell’artigianato negli anni di crisi?
Non ci lamentiamo: le nostre relazioni sono state e sono complessivamente buone. Negli anni scorsi abbiamo completato il modello contrattuale e della bilateralità. Inizialmente la Cgil non aveva firmato l’accordo interconfederale, ma poi lo scoglio è stato superato.
In che modo?
La Cgil ha sottoscritto l’accordo interconfederale sulla bilateralità e poi tutti i contratti nazionali di settore hanno avuto il consenso delle strutture della Cgil, metalmeccanici compresi.
Nei fatti la Cgil ha accettato l’impianto contrattuale?
Formalmente non ha mai firmato quell’intesa, ma la realtà è questa. Del resto, la parte dell’accordo sugli assetti contrattuali riprendeva un precedente nostro accordo interconfederale, datato 2006, che a suo tempo la Cgil aveva firmato. Quindi possiamo dire che questi problemi sono stati superati.
Non avete punti di sofferenza?
Uno solo, quello del contratto per gli addetti delle imprese di pulizia. I sindacati, tutte e tre le confederazioni, non hanno voluto rinnovare il contratto chiedendo di uniformare la normativa contrattuale sul cambio di appalto a quella del sistema industriale. Ma questo per noi è inaccettabile. Una cosa sono gli appalti artigiani, ben altra cosa quelli che si fanno nell’industria.
Come pensate di uscirne?
Come previsto dalle nostre norme, abbiamo chiesto la mediazione del ministro del Welfare.
Il ministro Sacconi come vi ha risposto?
Aspettiamo la sua convocazione. Per noi è importante, il settore ha più di 100mila addetti.
La contrattazione di secondo livello funziona bene?
Perfettamente. Abbiamo appena rinnovato il sistema delle relazioni sindacali specificando che il secondo livello è per noi quello regionale. Del resto, anche la rappresentanza sindacale si realizza su basi territoriali, con delegati di bacino. E lo stesso modello vale anche per la sicurezza sul lavoro: un accordo interconfederale che abbiamo sottoscritto nel luglio scorso con tutti i sindacati parla proprio di rappresentanti sindacali territoriali. Ma più in generale tutta la materia della prevenzione e della cultura sugli incidenti sul lavoro è affidata a organismi paritetici, in pratica alla bilateralità.
Il vostro sistema di bilateralità vi dà problemi?
Assolutamente no. Abbiamo appena rafforzato il ruolo degli enti bilaterali nel sostegno dei redditi dei lavoratori colpiti da crisi aziendali, i nostri ammortizzatori sociali, che hanno funzionato molto bene in questi anni di crisi. E con i contratti di settore appena rinnovati abbiamo dato il via a un fondo sanitario integrativo per i dipendenti di imprese artigiane, che partirà dal primo gennaio del prossimo anno. Una sua caratteristica sarà quella di avere autonomie regionali molto marcate.
Tutto il vostro sistema di relazioni sindacali è dunque segnato dalla territorialità?
Sì, abbiamo puntato sul decentramento territoriale che ci è sembrato il più opportuno. Il nostro sistema contrattuale prevede la pari dignità dei due livelli, quello nazionale e quello territoriale. Al livello regionale possono essere discusse tutte le materie, tranne quelle affidate in via esclusiva al livello nazionale. E abbiamo anche previsto che i proventi degli incrementi della produttività vengano distribuiti solo al livello regionale. La contrattazione nazionale ha una mera funzione di garanzia, sia salariale che normativa.
Quali materie sono affidate esclusivamente al livello nazionale?
Le regole generali della contrattazione, le modalità della prestazione, i diritti sindacali, l’inquadramento, il salario nazionale, in genere le materie che la legislazione affida a questo livello.
Le disposizioni contenute nell’articolo 8 del decreto legge del governo per la manovra vi causeranno dei problemi?
Quelle disposizioni rafforzano la scelta che abbiamo già fatto a favore della contrattazione di secondo livello. Ci sembrano soprattutto un contributo del legislatore alle parti sociali. Non impongono nulla, c’è sempre bisogno delle parti sociali. Il nostro punto di riferimento restano gli accordi interconfederali e il nostro sistema di relazioni sindacali sperimentato negli anni.
Nemmeno le norme sul licenziamento.
No, perché siamo solo superficialmente toccati da quelle norme, la maggior parte delle imprese artigiane hanno dimensioni tali che non applicano lo statuto dei lavoratori.
Giovani, siete gli unici ad avere il contratto dei metalmeccanici firmato anche dalla Fiom. Come ci siete riusciti?
Innanzitutto, la nostra tradizione di trattative contrattuali non ha mai conosciuto firme separate. Quella per i metalmeccanici è stata una vertenza dura, complessa, tanto è vero che è durata molto a lungo, ma alla fine è stata chiusa con il consenso generale e senza nessuna particolare concessione, né sui modelli, né su particolari materie. Tra l’altro il nuovo contratto ha recepito anche le norme sull’apprendistato professionalizzante, prevedendo una durata da 5 a 5 anni e mezzo. Ma sempre con la firma di tutti.
A dimostrazione che con la Fiom si possono fare accordi?
Evidentemente sì.
Massimo Mascini