Approvato il disegno di legge di modifica dell’art. 182 del Codice dei Beni Culturali, la cosiddetta disciplina di qualificazione dei restauratori.
La norma modificata definisce i criteri per accedere alla qualifica professionale superando quelle norme che limitavano fortemente il riconoscimento della professione. I sindacati lamentavano, tra l’altro, l’impossibilità per i restauratori di avere documenti che provassero di aver vinto gare d’appalto in quanto quei riconoscimenti vengono dati solamente alle ditte e non ai lavoratori che lavorano per esse. Con la nuova legge basta provare con buste paghe o alti documenti di aver lavorato per le ditte che hanno vinto gli appalti. Le parti sociali hanno anche ottenuto di essere coinvolte quando verranno definite le linee guida.
Positivo il commento di Serena Morello della Fillea Cgil, per la quale “si è finalmente finita la mortificazione dei lavoratori del settore e si sono poste le basi per poter fa ripartire il settore”. Per Roberto Ferrari della Feneal Uil finalmente si dà “un valore oggettivo ai documenti che attestano il riconoscimento professionale della esperienza lavorativa anche per coloro che lavorano come dipendenti o collaboratori”.
Molto soddisfatto anche il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi, secondo il quale “la definitiva approvazione, all`unanimità, della legge relativa alle qualifiche professionali di restauratore e di collaboratore restauratore di beni culturali, avvenuta oggi alla Camera dei Deputati, è un traguardo importante e significativo, che felicemente conclude un lungo lavoro di approfondimento e confronto”.
“Ringrazio vivamente – sottolinea Ornaghi – tutti coloro che, a partire dalle due Commissioni e dai loro presidenti, hanno fattivamente contribuito al raggiungimento di questo obiettivo, così colmando una lacuna da tempo e da più parti evidenziata su una materia particolarmente rilevante per la tutela e la salvaguardia del nostro patrimonio storico-artistico”. (LF)