La Cisl chiede alla politica di fare presto, perché alla crisi sanitaria si sta per aggiungere una forte crisi economica e sociale. I lavoratori guardano a marzo come a un possibile incubo ed è necessario intervenire per evitare il peggio. Ma dobbiamo muoverci in fretta, i tempi dell’economia e del lavoro non sono quelli della politica. Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, chiede alla politica di non perdere tempo e di avviare quell’interlocuzione con le parti sociali, che nei giorni scorsi era finalmente partito. In altri tempi, ricorda la sindacalista, con la concertazione o con i patti sociali abbiamo risolto emergenze davvero gravi. Se recupereremo lo spirito di quelle esperienze aiuteremo sostanzialmente il paese.
Annamaria Furlan, una crisi di governo arrivata nel momento meno opportuno.
“Non c’è dubbio che questa crisi sia scoppiata proprio in un momento molto particolare della vita del paese, con la pandemia che ogni giorno miete vittime, tante persone si ammalano, tante purtroppo muoiono. E accanto a questa crisi sanitaria abbiamo ormai anche una crisi economica importante, grande, che coinvolge tutti i settori economici, alcuni in maniera davvero drammatica e anche tante persone, uomini e donne del lavoro, in tutti i settori e in tutte le tipologie aziendali.
La situazione, già grave, rischia di accentuarsi?
Sì, è proprio questo il rischio che corriamo. Adesso abbiamo il Recovery Fund da preparare e portare all’attenzione e al vaglio dell’Europa, un’occasione straordinaria che non dobbiamo assolutamente vanificare, e soprattutto abbiamo questioni urgenti da affrontare con il decreto Ristori, a partire dalla proroga del cassa integrazione Covid e del blocco dei licenziamenti. Un momento delicatissimo, di problemi drammatici sanitari, economici e sociali, ma anche di grandi opportunità che non possono essere assolutamente rallentate o compromesse dalla crisi di governo. Sta alla politica trovare una soluzione e per fortuna la questione è anche nelle mani, nelle buone mani del Presidente della Repubblica. Abbiamo pienamente fiducia nel Capo dello Stato.
Cosa chiedete alla politica?
Come Cisl chiediamo che si faccia presto, il paese non può aspettare. La condizione economica e sociale è grave. Abbiamo centinaia di migliaia di lavoratori che guardano a marzo come a un mese che può trasformarsi davvero in un incubo per il mondo del lavoro. I tempi dell’economia e del lavoro non aspettano i tempi della politica. Una crisi istituzionale nella quale, mi permetto di sottolineare, il grande assente è il tema del lavoro, sono dimenticati i bisogni reali delle persone. Per questo dobbiamo muoverci velocemente, preparare un testo di gestione delle tante risorse che l’Europa ci ha affidato, che sia all’altezza di un progetto paese e soprattutto creare condizioni perché questo fatidico mese di marzo non si trasformi nel mese più negativo dell’anno.
Tanto lavoro da fare.
E da fare bene. Occorre fare presto, avere stabilità politica, un governo che immediatamente affronti questi temi anche con un confronto vero, reale, serrato, non formale con gli attori del lavoro, cioè con le parti sociali. Noi avevamo iniziato a chiedere già l’estate scorso al governo di convocarci sul Recovery, abbiamo sostenuto questa nostra richiesta con una bella manifestazione a luglio a Roma, e poi a settembre in tutti i capoluoghi di regione del nostro paese. Purtroppo l’incontro che abbiamo avuto ahinoi è solo di qualche giorno fa.
Un incontro positivo però.
Sì, è andato bene, il governo ha espresso finalmente, sia pure in modo un po’ tardivo, la sua volontà di confrontarsi con le parti sociali. Dovevamo definire un calendario preciso di incontri per ciascun tema. Io credo che da questo si debba assolutamente ripartire. Per questo mi auguro che la crisi trovi una soluzione non veloce, velocissima, non possiamo accumulare altri ritardi ai tanti che ci sono già.
Lei ricorda che quando alla fine di novembre, dopo incontri complicati e sofferti, abbiamo portato a casa la proroga delle scadenze per la cassa integrazione Covid e per il blocco dei licenziamenti, avevamo detto che questo tempo doveva servire per una riforma importante degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro. Purtroppo la riforma è ancora lontana per gli ammortizzatori sociali, e le politiche attive del lavoro non sono partite. In più abbiamo giudicato le risorse previste in finanziaria molto insufficienti per una riforma come si deve, è ovvio che non possiamo continuare a non affrontare, a non risolvere questi temi fondamentali della vita del paese. Oggi abbiamo tanti lavoratori che non sono coperti in modo dignitoso dagli ammortizzatori sociali, e ci serve davvero una riforma delle politiche attive del lavoro con investimenti adeguati, perché è fondamentale creare condizioni perché l’accompagnamento da un lavoro all’altro sia reale attraverso soprattutto iniezioni formative forti ed efficaci. Siamo all’inizio di un cambiamento importante degli strumenti tecnologici, del nostro modo di lavorare, per cui anche le competenze dei lavoratori devono essere adeguate.
Si augura un accordo triangolare, come già in passato?
Non c’è dubbio. È successo in passato e ogni volta che questo è avvenuto, quando si è gestito con la concertazione, oggi lo chiamiamo patto sociale, ma il contenuto è sempre quello, noi abbiamo aiutato il paese a uscire da momenti davvero gravi. Basta pensare all’accordo tanto importante che abbiamo fatto con il Presidente Ciampi ma anche gli accordi con Prodi. Dobbiamo tornare a quello spirito, puntare alla coesione sociale e mettere al centro la dignità della persona e del lavoro.
Massimo Mascini