Le poltrone del pubblico impiego sono diventate più rosa nell’ultimo mezzo secolo, ma le donne che fanno carriera e arrivano a sedersi nei posti di comando sono ancora molto poche. È quanto emerso durate la conferenza stampa di presentazione delle celebrazioni per il Cinquantenario della sentenza n.33 della Corte Costituzionale, che il 13 maggio del 1960 dichiarò l’illegittimità della norma che impediva l’accesso alle donne alle principali carriere pubbliche.
Le donne in Italia, si legge, sono concentrate soprattutto nel settore dell’istruzione e della sanità. Ma secondo i dati del conto annuale del Ministero dell’Economia, ancora faticano a raggiungere la qualifica di primario (12,3%), prefetto (15%), professore ordinario (17,6%), magistrati presidenti di sezione della Corte dei Conti (14,6%), magistrati presidenti di sezione del Consiglio di Stato (13,2%). Due donne su 40 sono presidenti di sezione della Corte di Cassazione. Nella carriera diplomatica, nonostante le donne che partecipano ai concorsi siano più degli uomini, c’è solo una donna su un totale di 24 ambasciatori, una su 9 è Capo Rappresentanza Multilaterale, solo 8 sono Capi Missione all’estero su 123 Ambasciate, solo 19 sono Ministro Plenipotenziario (8.7%), solo 2 su 70 sono Capo di Consolato Generale.
“Una sola donna giudice alla Corte Costituzionale, una al vertice della Banca d’Italia, una ambasciatrice, una donna su 9 consiglieri in Rai: dopo 50 anni non si può certo parlare di pari opportunità”, dice Rosa Oliva, la donna che, esclusa da un concorso pubblico che prevedeva l’accesso ai soli uomini, 50 anni fa intraprese l’azione giudiziaria che portò alla sentenza grazie alla quale le donne vennero ammesse alle principali carriere pubbliche. “Negli ultimi 50 anni le donne sono state protagoniste di grandi cambiamenti”, sottolinea Linda Laura Sabbadini, Direttrice Centrale dell’Istat, “ciononostante meno della metà delle donne lavora e poche stanno ai vertici”.
In Italia, infatti, lavora solo il 47% delle donne e al Sud il 30%. Quanto alle opportunità di carriera resistono disparità sostanziali: nei consigli di amministrazione delle aziende quotate, su 2.753 posizioni solo 174 sono occupate da donne (5,8%) e nessuna donna è amministratore delegato o presidente di banca. (LF)