Secondo il presidente della associazione dei comuni italiani (Anci), Piero Fassino, il gettito della nuova service tax non assicura ai comuni parità di risorse rispetto al 2013 e comporta di fatto una riduzione di circa un miliardo e mezzo di euro rispetto a ciò che i comuni avrebbero introitato con l`attuale regime dell`Imu.
“Vi è dunque, secondo Fassino, il fondatissimo rischio che, non trovando compensazione adeguata le detrazioni che erano previste nel regime precedente, molte categorie che prima non pagavano il tributo sulla prima casa si trovino costrette a pagarlo”.
L`aliquota massima del 2,5 sull`abitazione principale, infatti, riduce della metà le risorse che i comuni italiani percepivano con l`Imu, la cui aliquota standard era del 4 per mille, con la gran parte dei comuni attestati già al 5 per mille. E la conferma del 10.6 sulle seconde case non consente gettito aggiuntivo in grado di compensare la riduzione di gettito sulla prima casa.
“Il governo e il Parlamento – conclude il presidente Anci- trovino una strada ragionevole per garantire ai comuni le entrate necessarie per poter svolgere le proprie funzioni: individuino poste di bilancio per recuperare il 1 miliardo e mezzo mancante, oppure assumano l`onere di portare al 3,5 l`aliquota massima sulla prima casa e all`11.6 sulle seconde, anche vincolando parte del gettito alle detrazioni”.