Finalmente, con Maurizio Ricci su Il diario del lavoro, si parla di numeri a proposito di salario minimo per legge.
Non entro nel merito del ragionamento generale in proposito, ma solamente sui numeri.
L’articolista suggerisce il criterio di stare sul 55% di quella che viene considerata la retribuzione mediana e arriva alla cifra di euro 6,54 l’ora.
Io suggerisco un altro criterio. Prendiamo un contratto nazionale considerato fra i più scarsi; quello del Commercio del Terziario e dei Servizi. Consideriamo il livello più basso dell’inquadramento, il settimo, che viene definito “garzone”. La retribuzione mensile è pari a euro 1.222,50; diviso 173 da una paga oraria pari a Euro 7,065. Questo lavoratore incassa poi le voci differite della retribuzione e cioè tredicesima, quattordicesima, ferie, ecc. Nel contratto in esame il complesso di queste voci è forfettizzato in un 35% per la remunerazione dell’ora di lavoro supplementare nel caso dei lavoratori a tempo parziale. Mio parere è che una forfettizzazione più corretta si avvicinerebbe più a 40 che a 35%, ma prendiamo per buono il 35 dal momento che è concordato tra le parti contraenti il contratto medesimo.
7.065 più il 35% ci da una paga orario pari a Euro 9.526,75.
Si può immaginare un minimo di legge inferiore alla retribuzione del garzone di bottega?
Aldo Amoretti