Il giudizio dei manager sulla manovra è molto negativo. Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager, il sindacato dei manager dell’industria, è molto critico. Ma assicura che la dirigenza non si tirerà indietro, specie ora che tutte le organizzazioni del settore hanno deciso di dar vita a una nuova confederazione, che dia voce al ceto medio alto, a quella borghesia produttiva che a buon titolo si ritiene classe dirigente del paese.
Ambrogioni, la manovra è stata ritoccata, è scomparso il contributo di solidarietà. Che giudizio ne danno i dirigenti?
La manovra ha sanato questa iniquità fortissima, ma presenta rilevanti limiti. Per esempio, introduce una misura altrettanto iniqua, la non compatibilità ai fini del diritto alla pensione dei riscatti dei periodi di studio e del servizio militare.
Iniqua, dice lei.
Noi vi troviamo dei profili di notevole iniquità. Avremmo preferito l’avvio di una riflessione sulle pensioni di anzianità, avevamo fatto proposte per un allungamento del periodo lavorativo, salvando i lavori davvero usuranti, chi intanto aveva risolto il rapporto di lavoro e chi era in contribuzione volontaria. Noi eravamo pronti a fare sacrifici per avere però un intervento davvero strutturale, che invece non c’è stato.
Di qui la vostra critica.
Dettata anche dal fatto che mancano certezze della volontà del governo di stanare davvero l’evasione fiscale e di chiamare i grandi patrimoni a un, questa volta sì, contributo di solidarietà. Ma non è nemmeno esplicito il taglio effettivo alla spesa pubblica improduttiva, dove c’è ancora molto da fare, specie nel settore della sanità. E, ancora, andrebbe avviata una fase intelligente di privatizzazioni degli asset non strategici dello stato.
Se ne parla da tanto tempo.
Sì, ma stavolta non si doveva ripetere l’esperienza degli anni 90, quando le privatizzazioni servirono solo a fare cassa. Questa poteva essere l’occasione per dare al nostro capitalismo l’opportunità di rafforzarsi e di crescere entrando in una nuova area di business.
Insomma, il vostro giudizio è molto negativo.
Perché, oltre a tutti i limiti che ho indicato, non riusciamo a cogliere in questa manovra gli strumenti per dare nuovo slancio alla nostra economia, senza il quale però è difficile immaginare nuova occupazione, soprattutto per i giovani.
Il contributo di solidarietà è stato eliminato grazie al vostro intervento.
La nostra azione è stata importante, ma c’è da dire che la sua iniquità era talmente palese che non è stato difficile sensibilizzare i partiti e il governo.
Ha pesato anche il fatto che i dirigenti si sono mossi tutti quanti assieme, in una nuova unità.
Questo è il vero elemento di novità. Questa manovra ci ha messo di fronte a una scelta strategica non rinviabile, se presentarci al paese e alle istituzioni in modo più incisivo e forse anche più credibile o secondo le vecchie abitudini, ognuno per proprio conto.
E avete pensato di unirvi.
C’era bisogno che il management pubblico e privato uscisse dalla logica di una rappresentanza frammentata e desse prova di saper esprimere un pensiero unificante e di valorizzarlo mediante la nascita di un soggetto unitario di rappresentanza di tutta la borghesia produttiva.
Questo avvicinamento porterà alla fusione delle diverse associazioni?
Pensiamo di formare un’unica confederazione, dentro la quale troveranno spazio e ruolo varie federazioni di settore e delle varie componenti manageriali. Ma c’è bisogno che al tavolo della concertazione la dirigenza parli con una sola voce e sappia offrire contributi in grado di valorizzare la propria specificità e professionalità.
In questo modo intendete dare voce al ceto medio?
Parlerei di alto ceto medio, altrimenti il termine è troppo onnicomprensivo. Ho parlato di borghesia produttiva nel senso nobile del termine, perché questo manca oggi. E quindi lavoreremo perché questo nuovo soggetto diventi punto di riferimento per tutte le componenti del lavoro dirigenziale che si ritengono classe dirigente del paese.
Volete rappresentare anche i quadri?
A nostra modo di vedere la componente apicale del mondo dei quadri fa parte a pieno titolo di quel mondo che vogliamo rappresentare. E quindi pensiamo di attrarli e così dar modo loro di portare il loro contributo.
Che riscontro avete avuto?
I primi segnali sono stati assolutamente positivi e ci incoraggiano a fare bene e in breve tempo. Non possiamo assolutamente tradire le aspettative che questo progetto ha sollecitato, e questo sia da parte del ceto interessato, sia da parte delle istituzioni.
Massimo Mascini