“Il trasferimento in una nuova sede delle lavoratrici madri impiegate in precedenza presso Almaviva Contact Roma è soluzione fondata sull’esigenza di salvaguardare la posizione di lavoro, attraverso una collocazione alternativa, dopo la chiusura del sito produttivo”. Lo riferisce una nota dell’azienda, mentre sono in corso manifestazioni dei lavoratori Almaviva a Milano e Roma.
“Va ricordato che la totale chiusura del call center romano della società – prosegue il comunicato – come è noto e rilevato anche da una pronuncia delle competenti sedi di giustizia, è conseguenza dell’accordo tra le parti del dicembre 2016, che ha ratificato la continuità e il mantenimento del perimetro occupazionale per il centro produttivo di Napoli e la cessazione delle attività per Roma.”
Per la situazione delle 43 lavoratrici di Roma, “Almaviva Contact ha correttamente seguito gli adempimenti di legge, attraverso la tutela delle dipendenti in maternità nella procedura di licenziamenti collettivi e, a seguito della oggettiva chiusura delle sede lavorativa di appartenenza, attraverso la conservazione dell’occupazione con collocazione, su scelta delle lavoratrici interessate, in una delle sedi attive della società”.
“Peraltro, nei pochi casi sfociati in contenzioso, la giurisprudenza ha riconosciuto la regolarità della condotta aziendale – aggiunge la società – si prende atto di come gli stessi settori della Cgil che hanno assecondato il progressivo disfacimento del settore italiano dei call center con dosi costanti di populismo sindacale, mettano oggi in campo un’operazione di desolante speculazione su una vicenda trasparente”.
E.M.