E’ stato pubblicato il terzo numero dell’Almanacco dell’Economia della Cgil. Un nuovo strumento di cui si è dotato il sindacato da alcuni mesi per analizzare l’andamento dell’economia italiana e per diffondere informazioni all’interno dell’organizzazione. Il nuovo Almanacco “La prigione della liquidità e il rallentamento dell’economia italiana” si apre con la consueta tabella che illustra i principali indicatori economici e la loro variazione in valore assoluto e in percentuale. Le freccette gialle verdi e rosse suggeriscono immediatamente di che segno è la variazione degli indicatori rispetto al livello pre-crisi, al periodo attuale e alla variazione congiunturale.
Dall’elaborazione dei dati macroeconomici, realizzata sui conti trimestrali dell’Istat, si sottolinea la forbice fra la crescita effettiva del Pil nel 2015 (0,6%) e quella prevista dal ministero dell’Economia (9%). Forbice che rischia di allargarsi ulteriormente nel 2016. Un errore di previsione quello del governo che preoccupa il sindacato di Corso d’Italia, poiché preannuncia la possibilità di una manovra correttiva già in primavera: “le ultime due leggi di Stabilità sono state elaborate sulla base di previsioni di crescita superiori dello 0,3%. Decimali – ci tiene a sottolineare la Cgil – assolutamente non trascurabili”.
L’Almanacco illustra l’influenza delle variabili esogene sull’economia italiana a partire dal rallentamento delle economie emergenti, come la Cina, e le costanti tensioni geopolitiche. Inoltre, la riduzione generalizzata dell’occupazione e dei redditi da lavoro “ ha spinto in basso la domanda e di conseguenza i prezzi”, variabile fondamentale nell’andamento dell’economia. “La deflazione riduce la crescita e aumenta i debiti pubblici” ed è influenzata particolarmente dall’abbassamento esponenziale del prezzo del petrolio. Gli analisti della Cgil temono una nuova recessione che deriva dall’abbassamento dei prezzi in quanto “crea aspettative negative sui listini delle Borse, generando perdite e alimentando la speculazione; incrementa le bolle tra i valori nominali e i valori effettivi delle imprese quotate; convince le banche centrali a tagliare i tassi, svalutare e stampare moneta per creare liquidità, che dovrebbe aumentare i prezzi. Ma – concludono su questo punto – non funziona.”
Le politiche monetarie infatti non sembrano avere successo. La scelta di immettere liquidità nell’economia globale non ha portato nuovi frutti “riesce al massimo ad arginare la deflazione nel breve periodo.”. Continua l’Alamanacco “Siamo oltre sia la ‘preferenza per la liquidità’, che ‘la trappola di liquidità’ di matrice keynesiana: l’esaurisrsi dei margini di manovra e dell’efficacia delle politiche monetarie nel trasmettere impulsi all’economia reale sta creando il rischio di una vera e propria ‘prigione della liquidità’.”
Gli analisti della Cgil auspicano un cambiamento della politica economica europea che risulta essere troppo “restrittiva e competitiva” e gli effetti delle politiche di austerity e svalutazione competitiva si ripercuotono sui paesi in maniera assolutamente negativa. Per questo motivo, anche in Italia si dovrebbe promuovere, dato un rallentamento brusco della crescita nel IV semestre del 2015, un cambiamento della politica economica rivedendo i conti pubblici e la recente Legge di Stabilità. Secondo la Cgil “l’essersi affidati alle sole variabili esogene e alle esportazioni” è stato un errore, è necessario piuttosto “ un nuovo intervento pubblico in economia per redistribuire, investire, innovare e creare occupazione.”