La svolta intervenuta nella crisi politica, con la messa in campo di Mario Draghi, ha attratto l’attenzione di tutti gli osservatori degli affari italiani. Sono stati così archiviati, in fretta e furia, le ultime statistiche dell’Istat sul mercato del lavoro, riferite sia al mese di dicembre sia a tutto l’annus horribilis appena trascorso (con il consueto riferimento a quello precedente, non ancora funestato dall’epidemia). Cominciamo dalla fine. A dicembre l’occupazione è tornata a diminuire, interrompendo il trend positivo che tra luglio e novembre aveva portato a un recupero di 220 mila occupati. Anche la disoccupazione, dopo quattro mesi di progressivo calo, è tornata a crescere portando il tasso al 9%. Le ripetute flessioni congiunturali dell’occupazione registrate tra marzo e giugno 2020, unite a quella di dicembre, hanno portato – certifica l’Istat – l’occupazione a un livello più basso di quello registrato nel dicembre 2019 (-1,9%, pari a -444mila unità). La diminuzione coinvolge uomini e donne, dipendenti (-235mila) e autonomi (-209mila) e tutte le classi d’età, ad eccezione degli over50, in aumento di 197mila unità, soprattutto ‘’per effetto della componente demografica’’. Che cosa significa questo? Si è soliti attribuirne la causa all’incremento dell’età pensionabile senza curarsi della sonora smentita dei dati, come risulta dalla tabella dell’INPS che riporta l’età media alla decorrenza nel biennio trascorso, evidenziando una sostanziale stabilità in particolare nel caso del pensionamento anticipato che, rappresenta, anche per effetto di quota 100, la principale via d’accesso alla quiescenza.
Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti
Età media alla decorrenza delle pensioni liquidate per categoria, anno di decorrenza e sesso | |||||
Rilevazione al 02/01/2021 | |||||
(età in anni compiuti) | |||||
Sesso | Vecchiaia | Anticipate | Invalidità | Superstiti | Totale |
(1) | |||||
Decorrenti ANNO 2019 | |||||
Maschi | 66,9 | 62,3 | 54,0 | 76,4 | 63,9 |
Femmine | 67,0 | 61,1 | 52,8 | 74,7 | 68,9 |
Totale | 66,9 | 62,0 | 53,6 | 75,0 | 66,3 |
Decorrenti ANNO 2020 | |||||
Maschi | 67,0 | 61,6 | 54,1 | 77,4 | 64,3 |
Femmine | 67,1 | 61,0 | 53,0 | 74,9 | 68,9 |
Totale | 67,1 | 61,4 | 53,7 | 75,3 | 66,8 |
(1) Compresi i prepensionamenti |
In verità, l’incremento di questa fascia d’età è solo un’illusione ottica determinata dall’aumento materiale di queste coorti anagrafiche, nel senso che la crescita di numero riguarda persone già occupate, ma transitate in un’altra coorte anagrafica per il naturale trascorrere degli anni. Da segnalare, poi, che il calo degli occupati registrato nei dodici mesi scorsi non riguarda i permanenti, che crescono dell’1% (+158mila), ma soltanto i dipendenti a termine (-13,2%, pari a -393mila) e gli indipendenti (-4%, pari a -209mila). I livelli di occupazione e disoccupazione sono inferiori a quelli di febbraio 2020 – rispettivamente di oltre 420 mila e di quasi 150 mila unità – e l’inattività risulta superiore di oltre 400 mila unità. Infine, ecco le statistiche del ‘’dicembre nero’’: 101mila occupati in meno di cui 99mila sono donne. Come è potuto succedere? Perché tante donne? Diciamoci la verità: questi occupati in meno ce li siamo andati a cercare; si tratta, banalmente (quanto meno in larga parte) di un effetto collaterale (scontato) delle misure – assunte in autunno inoltrato e soprattutto all’inizio di dicembre – per la c.d. mitigazione del contagio da Covid-19. Misure che hanno colpito nuovamente il settore del terziario con chiusure a tappeto spesso prive di una giustificazione adeguata. Quando viene soppressa la stagione del turismo invernale, si chiudono tutte le attività economiche che lavorano e producono buona parte del loro fatturato durante le festività (in pratica sconsacrate), si vietano gli spettacoli, si impone il coprifuoco e si proibisce di varcare i confini tra i piccoli comuni, si criminalizzano i c.d. assembramenti, si limita il numero dei parenti che è possibile invitare a cena, non è il caso di stupirsi se aumenta la disoccupazione e diminuisce l’occupazione. Magari non siamo in presenza di licenziamenti (visto che è ancora in vigore un discutibile blocco), ma di mancate assunzioni. Poi i dati parlano da soli. E’ evidente, per esempio, che la netta diminuzione dei contratti a termine riguarda in prevalenza i giovani, che, per ora, si sono collocati ‘’a bordo campo’’ nella categoria degli inattivi. Poi, che cosa crediamo che siano quei 209mila lavoratori autonomi scomparsi dai radar del mercato del lavoro? Prima ancora che persone fisiche si tratta di attività economiche a cui è stato vietato di lavorare ed imposto di chiudere i battenti. I dipendenti, pochi o tanti che fossero, di quelle aziende hanno tirato i remi in barca, si sono trovati a spasso. Occorre mettersi nella testa che un Paese non può andare avanti a lungo senza cercare un punto di equilibrio migliore tra le sacrosante esigenze di sicurezza e la continuità produttiva. Le misure di lockdown non possono continuare ad essere la variabile indipendente della organizzazione sociale di una comunità.
Giuliano Cazzola