Albini, sarà difficile questa stagione contrattuale?
Molto difficile. Le imprese stanno affrontando la peggiore congiuntura degli ultimi anni e il contesto economico influisce pesantemente sulle discussioni per i rinnovi contrattuali.
Siete pessimisti?
No, vedo una forte consapevolezza di questa situazione da parte di chi va ai tavoli di trattativa, tutti sanno che si deve affrontare una prova molto difficile.
Del resto le prime dichiarazioni del presidente di Confindustria hanno fatto sperare in una fase di distensione nei rapporti con il sindacato.
Le imprese hanno la volontà di arrivare ai rinnovi, anche perché le vicende sulla riforma del mercato del lavoro hanno lasciato molti temi insoluti e su questi dovremo lavorare con il sindacato. Il dialogo è aperto.
E’ possibile che si arrivi invece a una soluzione ponte che allontani i rinnovi contrattuale?
Questa non è un’ipotesi su cui ci esercitiamo, anche se si potrebbe anche considerarla nella logica di una lettura più complessiva della situazione sindacale che stiamo vivendo.
Le piattaforme presentate rispondono alle esigenze delle imprese?
In linea generale contengono elementi sui quali siamo interessati a ragionare, perché colgono le difficoltà del momento. In alcuni casi siamo in presenza di rivendicazioni più tradizionali, e allora toccherà alle imprese avanzare qualche richiesta per evitare che la stagione contrattuale si traduca in una penalizzazione della loro competitività.
Dal mondo delle imprese era venuta la richiesta di rivedere gli orari di lavoro per allungarli.
Il tema di fondo è quello della produttività. Quello degli orari di lavoro ha titolo per essere argomento di discussione, ma la situazione è a macchia di leopardo, alcune aziende hanno difficoltà a saturare gli organici, altre, specie quelle che operano sui mercati esteri, devono invece ricorrere a straordinari.
Ma il sindacato ha consapevolezza a suo avviso della necessità di realizzare un forte trade off in questa stagione?
Penso proprio di sì.
I sindacati chiedono di irrobustire i salari, anche per far crescere la domanda interna e riavviare la ripresa.
Anche le imprese hanno questa consapevolezza, ma hanno anche la necessità di contemperare questo fattore con i temi della competitività. Applicando i parametri dell’Ipca si hanno in tre anni aumenti del 6%. Di questi tempo non è poco.
La revisione da parte dell’Istat dell’indice Ipca cosa può portare?
Questa revisione attenua gli effetti dei parametri così come erano stati calcolati quando era prevedibile l’innalzamento dell’iva. Ma il tema di fondo resta quello del taglio del cuneo fiscale e contributivo. Senza un intervento strutturale gli aumenti salariali contrattuali sono destinati a essere nei fatti modesti.
Ma è possibile modificare i parametri dell’Ipca mentre sono in corso le trattative?
Credo che nella considerazione della stagione drammatica che stiamo vivendo il senso di responsabilità delle parti porterà a privilegiare la sostanza rispetto a qualunque, ancorché legittima, considerazione circa le modalità di questa revisione, peraltro annunciata.
Il dialogo con i sindacato prosegue intenso?
Molto intenso. Abbiamo un’agenda fitta di argomenti e appuntamenti. Per l’applicazione dell’accordo del giugno 2011, specie per la parte relativa alla rappresentatività, per le questioni lasciate aperte dalle riforme previdenziali e del mercato del lavoro. Su questi temi vogliamo trovare una soluzione assieme al sindacato.
Massimo Mascini