Nella riunione di ieri del Consiglio dei Ministri ha preso forma l’intervento sulle privatizzazioni finalizzato ad abbattere il debito pubblico e a convincere la Commissione Ue a garantire all’Italia la possibilità di maggiori investimenti senza appesantire il rapporto deficit/Pil. Slittati a martedì prossimo l’esame e il varo del decreto per cancellare la seconda rata dell’Imu sulla prima casa e la rivalutazione delle quote di Bankitalia, si è deciso invece per la vendita di quote di 8 società pubbliche. In totale la mossa dovrebbe far incassare fra i 10 e 12 miliardi di euro. Le società interessate sono: Eni, Stm, Fincantieri, Cdp Reti, Tag, Grandi Stazioni, Enav e Sace. Contro tale piano si è mostrata critica la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, secondo la quale bisogna guardare meglio cosa significhi, soprattutto in termini di controllo effettivo di queste aziende. Preoccupato anche il segretario nazionale della Fim Cisl, Michele Zanocco, per il quale c’è l’impressione “che il Governo stia procedendo seguendo logiche emergenziali legate alla necessità di fare cassa e non secondo scelte legate a criteri di sviluppo e di politiche industriali per il futuro del Paese”.
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