Eige, Istituto Eutopeo per l’uguaglianza di genere – nel nostro caso disuguaglianza – ha pubblicato hai noi! I dati della situazione e in Europa siamo ancora lontani dall’uguaglianza di genere, con un punteggio totale di 68,6/100 (100=uguaglianza raggiunta). Con però dati confortanti all’uguaglianza di genere in classifica per la Svezia (83,9), Danimarca (77,8), e Olanda (77,3), mentre al fondo della classifica si trovano Ungheria (54,2), Romania (53,7), e Grecia (53,4). Noi Italia, con un indice di uguaglianza di genere pari a 65 su 100 ci collochiamo al di sotto della media europea, e al 14esimo posto tra tutti i paesi UE. Vero è che siamo tra i paesi europei che sono migliorati dal 2010, con un aumento di 11 posizioni nella classifica dei paesi UE. Noi siamo in buona posizione su sanità e accesso alle cure mediche. L’indicatore “Conoscenza” (59,5) ci pone in minoranza e non ci sono miglioramenti perché siamo bloccati da anni. Per il “Potere” (56,9) abbiamo guadagnato 4,7 punti, spostandoci dal 14esimo al 12esimo posto nella classifica dei paesi UE. Aut e in peggioramento per l’indicatore “Lavoro” (63,2) che ci colloca ultimi tra gli stati UE, con un peso particolare dell’indicatore della partecipazione al mercato del lavoro delle donne, che con 68,1 su 100 ci colloca al 27esimo posto tra i paesi UE. Pesa Ministro Roccella il carico di lavoro di domestico e di cura e i numeri del 2021 ci dicono (ma lo sapevamo è vero Ministra!) che il 67% delle donne e il 22% degli uomini hanno la responsabilità del lavoro domestico . La pandemia ha ovviamente esacerbato la situazione con più donne (+39%) che uomini (16%) che hanno trascorso più di quattro ore al giorno a prendersi cura di minori. La disuguaglianza di genere nel settore del lavoro è un problema per l’UE nel suo insieme: il punteggio dell’UE è aumentato di appena 0,1 punti dal 2019 e per la prima volta dal 2010, il punteggio per la partecipazione al lavoro è diminuito (– 0,2 punti) a causa di tassi di occupazione più bassi e una diminuzione della durata prevista della vita lavorativa. In un contesto mondiale che calpesta e porta indietro i diritti delle donne, attraverso varie forme, ricercare una dimensione nuova e diversa è l’orizzonte di progresso, per una società vincente. Richiede competenza e determinazione, lungimiranza e empatia, passione e perseveranza in una sfavorevole congiuntura internazionale, nella più profonda crisi sanitaria, economica, energetica, ambientale e geopolitica che richiede urgenti azioni, si guarda, così, tra curiosità e pregiudizi, al nuovo governo anche su temi che investono la coscienza individuale, civile e collettiva. Violenza, aborto, procreazione assistita, diritti delle donne nella società civile e nel mondo del lavoro. Eutanasia e unioni civili. In Italia, secondo il rapporto 2022 di AlmaLaurea, con il supporto del Ministero dell’Università e della Ricerca, la componente femminile registra performance pre-universitarie e accademiche migliori di quelle maschili. Minore, invece, il ritorno nel mondo del lavoro, in termini di competenze, a causa del basso tasso di occupazione femminile.
Secondo il report Eurostat, solo il 53,2% della popolazione femminile del nostro Paese risulta occupato. E appena il 3% sono le donne ceo (amministratore delegato) contro il 26% della Norvegia, il 18% della Repubblica Ceca e 14% della Polonia, secondo quanto emerge da uno studio dall’associazione “European Women on Boards”. Di pari passo va la discriminazione retributiva (“gender pay gap”), con un divario di genere del 20% su scala mondiale e del 16% nell’Unione europea, con differenze significative tra i vari Paesi.Secondo il “Rapporto globale sul divario di genere 2022” del World Economic Forum, l’Italia si colloca al 63esimo posto su 146 paesi nell’indice globale sulla base dei fattori economia, istruzione, salute e politica. Una posizione in ulteriore discesa, tuttavia, se si valuta esclusivamente il sotto indice riferito agli aspetti economici e di opportunità. La posizione dell’Italia, al 110emo posto, è in fondo alla classifica dei paesi europei e segue Stati come Angola, Nicaragua e Tajikistan. Unità e condivisione non solo formali sono l’auspicio di salvezza per un’inversione di rotta, nel nostro difficile tempo. Un autentico cambiamento culturale per attuare, nella realtà, le leggi e le necessarie politiche sociali. Con le norme della morale e del sentire.
Alessandra Servidori