Il giornalismo, quello migliore, perde un altro dei suoi pezzi pregiati. Se n’è andato nella notte scorsa, a 67 anni, per un edema polmonare, Paolo Griseri, carissimo collega e amico. Paolo aveva viaggiato dal Manifesto a Repubblica e infine alla Stampa, di cui era vicedirettore, sempre mantenendo intatta la sua capacita di raccontare, la sua ironia, il suo non prendersi mai troppo sul serio, il suo essere una persona gentile, perbene.
Cronista sul fronte del lavoro e del sindacale al manifesto (negli anni più belli di questo mestiere, e pure del sindacato) Paolo aveva il dono di saper raccontare qualunque complicatissima questione in modo che non solo fosse chiara a chiunque, ma riuscendo anche a rendere la lettura dei suoi articoli appassionante anche ai non addetti ai lavori.
Arrivato a Repubblica all’inizio del millennio, aveva continuato a occuparsi di lavoro ed economia (e i suoi pezzi erano sempre imperdibili) e cosi in seguito anche alla Stampa, dove aveva allargato il campo a tutto quello che valeva la pena di un racconto, dal terrorismo, al Covid, alla Tav e annessi No Tav.. Ma soprattutto Paolo era un grandissimo esperto di Fiat, fin dai tempi del manifesto aveva seguito le vicende della casa torinese, scrivendone anche in un paio di libri, assai diversi tra loro ma ugualmente interessanti: uno sulle inchieste e i processi degli anni Novanta, e uno sull’avvento di Marchionne. Ultimamente stava proseguendo la sua ricostruzione puntigliosa delle vicende di Casa Stellantis a puntate, sulla Stampa, una lettura che ci ha accompagnato nei mesi, aspettando ogni puntata con gioia.
Griseri lascia un figlio, Gabriele, e la sua compagna da vent’anni, Stefania Aloja, collega di Repubblica. Si erano sposati l’anno scorso, a Torino, festeggiati da amici e colleghi. Tutti volevano bene a Paolo, a tutti mancheranno la sua ironia, la sua amicizia, la sua penna.
n.p.