Martedì scorso, a Roma, una piccola folla di parenti e amici, nonché di militanti e dirigenti sindacali della Cgil, ma anche della Cisl, ha dato l’ultimo saluto a Carlo Parietti. Tra i presenti, giunta appositamente da Bruxelles, ha preso la parola anche Nayla Glaise, che dall’ottobre scorso è Presidente di Eurocadres, il “Consiglio del personale professionale e manageriale europeo” associato alla Ces, la Confederazione europea dei sindacati. Ed Eurocadres è appunto la struttura di cui lo stesso Parietti è stato Presidente, dal 2005 al 2013.
Parietti, cresciuto a Torino, era nato nel 1950. E ciò significa, come ha sottolineato la moglie, Elisabetta Ramat, nel corso del saluto collettivo che gli è stato tributato martedì, che “Carlo nel ‘68 aveva 18 anni”. Un sessantottino, dunque. Che, come tanti altri della sua generazione, pur non provenendo dal mondo del lavoro, a un certo punto della sua vita, nel suo caso all’inizio degli anni ‘80, si era ritrovato nel sindacato.
Un sindacato che, come ha ricordato nella stessa occasione Andrea Ranieri – che nella Cgil di Parietti è stato collega, anzi compagno, e amico -, dopo le grandi lotte degli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, cominciò ad accorgersi che si era sì solidamente insediato nella parte centrale e prevalente del mondo del lavoro dipendente, quella dei lavoratori assunti a tempo indeterminato, sia nelle imprese private che nel pubblico impiego, nonché di qualificazione media e bassa, ma qualcosa ancora mancava. E questo qualcosa era la capacità di rappresentare da una parte, e cioè verso il basso della struttura occupazionale, quelli che cominciavano ad essere chiamati lavoratori atipici, variamente precari, e dall’altra parte, cioè verso il vertice della medesima struttura, le alte professionalità. Con la differenza, non secondaria, che mentre i primi incontravano una difficoltà strutturale a intraprendere qualsiasi forma di contrattazione, i secondi la contrattazione la facevano, ma per conto loro. Ovvero non sotto la forma di contrattazione collettiva, ma come contrattazione individuale.
Ora è indubbio che, a partire almeno dalla metà degli anni ‘90, di lavoro atipico e precario si è parlato molto, anche se non sempre con la precisione necessaria. Molta meno attenzione è stata riservata, nel discorso pubblico, al rapporto fra contrattazione e alte professionalità. Ma il destino ha voluto che proprio di questo secondo problema, quasi misconosciuto, si occupasse principalmente Parietti nella sua vita di dirigente sindacale.
Vediamo dunque qualche cenno biografico. Cresciuto, come si è detto a Torino, presso la cui Università studiò alla facoltà di Lettere e Filosofia, cominciò a lavorare, dalla metà degli anni ‘70, in campo giornalistico. In particolare, come ha ricordato Vincenzo Vita sul manifesto del 25 gennaio, Parietti si spostò a Milano “quando nacque il Quotidiano dei Lavoratori, la testata dell’organizzazione della nuova sinistra Avanguardia operaia”. Successivamente, si trasferì a Roma “quando la minoranza della stessa Avanguardia operaia si unì alla maggioranza del Partito di Unità proletaria per dare vita al nuovo Pdup per il comunismo”. E qui, aggiunge Vita, “iniziò una breve ma intensa partecipazione alla redazione de il manifesto”.
Successivamente, ricorda ancora Vita, Parietti entrò “nella Segreteria nazionale dello stesso Pdup, diretto da Lucio Magri, come responsabile della Commissione operaia”. Ed è proprio “sulla scorta di quella esperienza” che Parietti iniziò la sua attività nella Cgil, del cui Comitato direttivo entrò a far parte nel 1982.
Poco dopo, Parietti si trova davanti a una sfida molto impegnativa. Infatti, nel 1984 viene eletto all’incarico di Segretario generale del nuovo Sindacato nazionale della ricerca, nato all’interno della Cgil. Un incarico da cui deve confrontarsi con l’elaborazione e l’avvio del primo accordo nazionale relativo ai lavoratori della ricerca pubblica.
Intanto, nel 1988 Bruno Trentin diventa Segretario generale della Cgil. Ed è prprio lui a richiamare Parietti in Confederazione, affidandogli l’incarico di responsabile dell’Ufficio stampa. Incarico che manterrà fino al 1994, ovvero fino a quando Trentin non viene sostituito da Sergio Cofferati alla guida della Cgil.
Per altri tre anni Parietti resta nel settore stampa della Confederazione, adesso come Presidente della Ediesse, la casa editrice della Cgil. Ciò fino al 1997, quando può mettere le sue precedenti esperienze al servizio di un lavoro più propriamente sindacale. In quell’anno, infatti, viene eletto all’incarico di Presidente di Agenquadri, la Associazione generale quadri affiliata alla Cgil.
Dalla Agenquadri a Eurocadres il passo è breve. Nel 2001 Parietti diviene Vice Presidente di Eurocadres , l’organizzazione sovranazionale che ha tra i suoi membri le Confederazioni sindacali di diversi Stati dell’Unione europea, e si propone di dar voce agli interessi di 6 milioni di quadri e le alte professionalità attivi nelle imprese private e nel pubblico impiego. Infine, nel 2005 Parietti assume la presidenza di Eurocadres; un incarico che manterrà fino al 2013.
In una intervista pubblicata nel 2009 sulle pagine del Bollettino Adapt, Parietti spiega che Eurocadres era nata nel 1993 “sull’onda del dialogo sociale europeo istituito dal trattato di Maastricht”, e che, all’epoca, era “uno dei sei partner sociali intersettoriali riconosciuti”. In particolare, spiegava Parietti, Eurocadres “è un Consiglio che intende affermare la specificità del lavoro ad alta professionalità, insieme con la necessità di rappresentarlo nell’ambito del movimento sindacale generale, evitando quindi ogni contrapposizione con gli altri livelli professionali”. “I nostri interlocutori – aggiungeva – sono quindi le organizzazioni europee dei datori di lavoro, ma anche la Confederazione europea dei sindacati, cui siamo associati, le sue federazioni settoriali e gli stessi sindacati nazionali.”
“Mi piace sottolineare – diceva ancora Parietti nella stessa intervista – che in molti Paesi organizzazioni specifiche per il lavoro ad alta professionalità sono nate in seguito alla creazione di Eurocadres.” E poi osservava: “Credo che questa rappresentanza sia essenziale per consentire al sindacalismo generale europeo di non decadere nel corso del processo di trasformazione del lavoro in lavoro della conoscenza”.
In breve, hausarbeit schreiben lassen e sono giunto all’opinione unanime che si può intuire da questi brevi cenni, Parietti si era dedicato a un problema che era già nei primi anni 2000 aveva un grande rilievo per il movimento sindacale e che appare destinata ad acquisirne uno anche maggiore. Una tematica, ancora, cui forse più d’uno, fra gli osservatori delle vicende sindacali, compreso chi scrive, non ha offerto la dovuta attenzione.
La prematura morte di Parietti ha colto molti di sorpresa. Nel saluto tenuto, a causa della pandemia, all’esterno del cosiddetto Tempietto Egizio – il fabbricato adibito, presso il cimitero del Verano, alle cerimonie funebri areligiose – tutti gli intervenuti hanno ricordato il tratto umano di Parietti, tanto cortese nel porgere i suoi pensieri all’interlocutore di turno, quanto fermo nel sostenere le proprie idee, frutto di studi e riflessioni non superficiali. Fra quelli che hanno preso la parola, oltre ai nomi già citati, ci pare necessario ricordare almeno Emilio Gabaglio, che dopo essere stato dirigente Cisl e Presidente delle Acli, è stato Segretario generale della Ces dal 1991 al 2003, e Roberto Ghiselli, che è intervenuto a nome della Segreteria confederale della Cgil.
@Fernando_Liuzzi