Il sistema contrattuale potrebbe avere a giorni un nuovo modello di riferimento. Che in estrema sintesi dovrebbe essere il seguente: un contratto quadriennale, con due livelli, uno nazionale e un secondo aziendale o territoriale. Al primo livello il compito di definire l’adeguamento del salario minimo, o meglio “di garanzia”, destinato, appunto, a garantire il potere d’acquisto. Nel secondo livello si decideranno gli aumenti di produttività, determinati in azienda o sul territorio (consentendo così anche di cogliere le differenze tra nord e sud). E saranno anche trasferite in questa sede altre materie fin qui appannaggio del contratto nazionale: dagli orari alla flessibilità.
E’ questo, in sintesi, il contenuto del testo, propedeutico alla firma di un accordo, che le delegazioni delle organizzazioni degli Artigiani e dei sindacati Cgil, Cisl e Uil si sono scambiate nei giorni scorsi: frutto di una trattativa che va avanti da mesi ed e’ ormai entrata in dirittura d’arrivo, come ha annunciato il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, nel corso dell’assemblea annuale del 28 giugno. Il testo prevede, tra l’altro, anche la riduzione dei comparti contrattuali dell’artigianato da 9 a 4 (trasporti, edilizia, servizi e industria, ma l’intento e’ di arrivare poi a un contratto unico) e il rilancio della previdenza integrativa.
L’obiettivo delle parti è di firmare questo accordo entro il mese di luglio. Ma si tratta di una corsa contro il tempo, per almeno due ragioni. La prima, è che al testo concordato manca ancora un dettaglio fondamentale, e cioè la definizione del meccanismo col quale calcolare gli adeguamenti del salario di garanzia. Gli artigiani vorrebbero ‘’scommettere sulla crescita’’ ma – è l’obiezione dei sindacati – in una fase di economia ancora stagnante si tratta di una scommessa ad alto rischio. Una delle ipotesi allo studio sarebbe quindi quella di calcolare l’adeguamento salariale annualmente (pur all’interno di una vigenza contrattuale di 4 anni), come soluzione sperimentale in attesa che il quadro macroeconomico si stabilizzi.
Il punto fondamentale, in ogni caso, è che per Cgil, Cisl e Uil il meccanismo di adeguamento, qualunque esso sia, non dovrà assomigliare affatto a quello su cui insiste da mesi la Federmeccanica, causa dello stallo nel contratto dei metalmeccanici. E qui si arriva alla seconda ragione per cui il fattore tempo può risultare determinante. Nella partita per il modello contrattuale e’ infatti entrata da pochissimo anche Confindustria: sempre il 28 mattina, Vincenzo Boccia ha incontrato per la prima volta i leader sindacali Susanna Camusso, Anna Maria Furlan e Carmelo Barbagallo, per avviare la discussione sulle nuove relazioni industriali. Nei prossimi giorni si apriranno i tavoli tecnici, e il 29 luglio i leader sindacali e confindustriali torneranno a incontrarsi per una prima valutazione.
Resta il problema che Boccia, in una intervista al Corriere della Sera di sabato scorso, ha indicato proprio nel contestatissimo “modello Federmeccanica” la sua stella polare per i rinnovi contrattuali: tutti, non solo quello dei metalmeccanici. Una presa di posizione che, a quanto si dice, avrebbe dato un colpo di acceleratore al tavolo degli artigiani. I quali, nel caso fosse Confindustria a dare le carte, non potrebbero permettersi di firmare un accordo al ribasso (anche qui molto chiaro Merletti nella relazione all’assemblea). Il testo già concordato con Cgil, Cisl e Uil, dunque, finirebbe con tutta probabilità nel cestino.
Al contrario, se la firma di un accordo artigiani-sindacati arrivasse prima dell’avvio del tavolo con la Confindustria, per Viale dell’Astronomia sarebbe più difficile condurre il gioco a nome di tutti. E sarebbe un punto a favore dei sindacati, che da tempo hanno avviato una serie di confronti bilaterali con tutte le parti datoriali (oltre agli Artigiani, anche Confcommercio, Confapi, Cooperative) proprio con l’obiettivo di isolare la Confindustria e, possibilmente, costringerla a inseguire le trattative altrui.
Nelle prossime settimane si vedrà se ci saranno realmente riusciti. Ma, a occhio, e’ difficile immaginare che il nuovo presidente di Confindustria si lasci mettere nell’angolo tanto facilmente: e’ quindi possibile che le sue dichiarazioni su Federmeccanica-Stella polare siano, piu’ che altro, di facciata, mentre la convocazione in tutta fretta dei leader sindacali dimostrerebbe, piuttosto, la volontà di aprire un dialogo vero, proprio per non rischiare di essere sorpassato dall’accordo con gli Artigiani. Dunque, impossibile, oggi, dire chi davvero condurrà il gioco. Intanto, pero’, non si può non osservare che nel giro di pochi giorni il confronto sul modello contrattuale, apparentemente in letargo, si è trasformato in una appassionante partita a scacchi. Ma con un timer tiratissimo, che impone di muovere le pedine in fretta, prima che sia l’altro a dare scacco matto.
Nunzia Penelope